Palla al centro e un punto per tutti coloro che sostengono che l’attuale situazione climatica non sia colpa dell’uomo, dell’industrializzazione, dell’inquinamento, ma siano eventi climatici che si ripetono nel tempo in modo naturale. E’ quanto suggerisce l’inquietante scoperta delle cosiddette “pietre della fame”, le Hungerstein, che stanno affiorando un po’ dappertutto nei fiumi tedeschi e cechi, soprattutto nell’Elba, come quella che si trova a Děčín, Repubblica Ceca, su cui è inciso “Wenn du mich siehst, dann weine” (“Se mi vedi, piangi”). Un monito agghiacciante di cui si era persa la memoria storica. Ce ne sono alcune che risalgono addirittura ai primi decenni del XV secolo. Che cosa è quella maledizione incisa su grosse pietre che per secoli sono rimaste sotto il livello delle acque e sono state cancellate dalla memoria storica?



In una estate devastata da una siccità considerata la peggiore degli ultimi 500 anni il livello dei fiumi in tutta Europa è sceso fino a ridurne molti a distese di pietre in secca. Ed eccole le pietre della fame, così si chiamavano. Erano, come i moderni sistemi tecnologici o i pilastri piantati nei fiumi, il segnale del livello delle acque. Solo che l’uomo del passato non si affidava alle nostre “invincibili” tecnologie che ancora una volta hanno dimostrato di essere fallimentari. Loro ti dicevano in faccia, brutalmente, che se l’acqua era arrivata a quel basso livello tanto da vedere quale pietre, significava che l’acqua stessa era finita e che sarebbe arrivata una carestia mortale. Se mi vedi, significa che stai piangendo, morendo di fame, di sete. Ed eccole riapparire per dirci che di nuovo, dopo secoli, potremo fare questa fine: cattivo raccolto, mancanza di cibo, prezzi elevati e fame per le persone più povere.



Le Hungerstein (o in inglese hunger stone) erano di fatto una sorta di punto di riferimento idrologico comune nell’Europa centrale. Poste in Germania e negli insediamenti etnici tedeschi in tutta Europa tra il XV e il XIX secolo, le “pietre della fame” fungevano in pratica da promemoria e avvertimento di una incombente carestia. Sono circa dodici le Pietre della fame riaffiorate nelle ultime settimane, dopo che in un solo giorno fiumi come il Reno sono diminuiti anche di 36 centimetri, aggravando ulteriormente il continuo calo registrato durante l’estate. Nell’Elba la più antica iscrizione su una di queste rocce risale al 1417, ma nel corso degli anni altre persone hanno voluto incidere nuove date, ogni volta che una secca particolarmente grave le riportava alla luce. Siamo sempre qui, a lottare per sopravvivere, anche se i grandi dell’economia, della politica, della filosofia post moderna ci avevano detto che l’uomo grazie alle scoperte tecnologiche era diventato invincibile. Prima la pandemia ci ha riportato di schianto alle grandi pestilenze del Medio evo, adesso la siccità ci riporta a quelle pietre incise col sangue da chi lanciava un monito che nessuno ha voluto raccogliere: costruire sistemi di raccolta delle acque in vista di periodi di siccità ed evitarne lo spreco industriale a cui assistiamo a oggi a causa di sistemi di raccolta e conduzione acque fallimentari.

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