Secondo un nuovo interessante studio riguardante le piramidi d’Egitto, gli stessi edifici sarebbero stati realizzati grazie all’aiuto di un ramo del fiume Nilo che oggi non esiste più. Si tratta di un lavoro alquanto interessante quello citato dal Corriere della Sera in quanto andrebbe a rispondere ad uno dei grandi dilemmi della storia, ovvero, come fecero gli egizi a costruire questi imponenti edifici praticamente a mano e 4.500 anni fa.



Lo studio segnalato dal quotidiano di via Solferino è stato pubblicato su Communications Earth & Environment e non lascia spazio a dubbi sul fatto che quelle meraviglie dell’uomo di Giza furono realizzate con l’aiuto del fiume. Il ramo del Nilo scomparso avrebbe anche un nome, leggasi Ahramat, che significa proprio piramidi in Arabo; a sceglierlo è stata l’équipe internazionale che ha realizzato lo studio a cui capo vi è Eman Ghoneim, geomorfologa dell’Università del Nord Carolina-Wilmington.



LE PIRAMIDI FURONO COSTRUITE CON L’AIUTO DI UN FIUME: COSA E’ EMERSO

Grazie a questo corso d’acqua poi prosciugatosi nel corso della storia, gli egizi avrebbero potuto dare via a livello logistico alla costruzione delle tre piramidi, strutture che ogni anno attirano circa 15 milioni di turisti da tutto il mondo, Italia compresa. Il Corriere della Sera sottolinea come l’idea dell’utilizzo dell’acqua nella costruzione delle piramidi è una delle teorie più gettonate da sempre e in particolare si è spesso e volentieri ipotizzato l’uso di imbarcazioni di legno per trasportare gli enormi blocchi di pietra e di granito che caratterizzano appunto gli edifici a forma di piramide.



A riguardo venne scoperto nel 2017 un prezioso papiro nel porto di Wadi Al-Jarf, a conferma di tale tesi, anche se mancavano ancora delle evidenze definitive che sembrerebbero essere appunto individuate tramite il nuovo studio. Il Nilo dista oggi circa 8 chilometri dal sito degli edifici, ma evidentemente 4.500 anni fa la sua rete fluviale era ben più estesa, arrivando quindi a toccare la zona delle necropoli.

LE PIRAMIDI FURONO COSTRUITE CON L’AIUTO DI UN FIUME: CHE FINE HA FATTO L’AFFLUENTE?

Ad aiutare Ghoneim e i suoi colleghi nella realizzazione di questo studio sorprendete, le immagini satellitari radar, ma anche le indagini geofisiche e i carotaggi sul campo. Tramite queste tecniche innovative è emerso che lungo la fascia che collega Giza ed El-Lisht scorreva un canale naturale della lunghezza di ben 64 chilometri e di una larghezza che variava dai 200 ai 700 metri, quindi un fiume dalla portata importante, non un ruscello giusto per capirci.

«La nostra ricerca offre la prima mappatura di uno dei principali rami antichi del Nilo su una scala così ampia, e lo collega ai maggiori complessi piramidali dell’Egitto», precisa Ghoneim, secondo cui il ramo di Ahramat abbia appunto avuto un ruolo attivo nella costruzione delle piramidi. Ma che fine ha fatto? L’ipotesi più accreditata è che si sia seccato per via di un accumulo anomalo di sabbia portata dal vento, unito ad un mix di siccità verificatasi 4.200 anni fa.