Speriamo che venerdì 13 sia una coincidenza fortunata per il futuro del lavoro. È in questa data che, ospitato a Cagliari, il G7 dedicato al lavoro ha concluso il suo incontro. Dopo tre giorni intensi di riunioni e relazioni i rappresentanti dei ministeri del Lavoro dei sette Paesi più sviluppati, oltre alla Commissione europea e all’Organizzazione internazionale del lavoro, hanno sottoscritto un documento dove indicano i temi affrontati e le indicazioni di lavoro cui sono arrivati.
Il documento, suddiviso in 22 paragrafi, indica le questioni e gli impegni principali che dovranno caratterizzare i prossimi anni. Le sfide aperte dalla situazione demografica, la digitalizzazione e il passaggio a uno sviluppo ambientalmente sostenibile sono lo sfondo entro cui collocare le tematiche del mercato dl lavoro che sono state oggetto della discussione.
La parte principale del documento affronta il tema degli impatti dell’Intelligenza artificiale sul futuro del lavoro. Come tutte le trasformazioni tecnologiche, l’applicazione dell’IA può essere fonte di nuove disparità o opportunità per migliorare le condizioni dei lavoratori. L’impostazione delle indicazioni uscite dal dibattito è per un’applicazione dell’IA che ponga al centro lo sviluppo umano. Le tecnologie basate sull’IA, che deve in primo luogo assicurare di essere sicura, protetta e affidabile anche nei suoi sviluppi generativi, devono essere finalizzate ad aumentare la produttività, migliorare le condizioni di lavoro, la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Per assicurare che l’impostazione delle applicazioni dell’IA rispettino l’obiettivo di migliorare la qualità del lavoro è essenziale che sia guidata da un serrato dialogo sociale. Rispetto dei diritti umani, politiche di inclusione sociale, democrazia partecipativa e quindi un nuovo equilibrio di potere dei lavoratori sono basilari perché l’IA sia guidata da scelte umanocentriche.
Il rischio opposto è che un’applicazione diversa dell’IA porti a un aumento delle diseguaglianze interne ai singoli Paesi, fra uomini e donne, fra lavori tutelati e lavori poveri, ecc., e con un ampliamento delle diseguaglianze fra Paesi con diverso tasso di sviluppo ampliando rendendo più difficile lo sviluppo di quelli più poveri.
Sostenere il dialogo sociale, la contrattazione collettiva e un rinnovato impegno nella cooperazione internazionale sono indicati come gli strumenti da preservare e potenziare per garantire che si apra una nuova fase con una nuova potente tecnologia che sia applicata per migliorare in tutti i sensi le condizioni del lavoro.
L’IA avrà un sicuro impatto sulle professioni. Perché nessuno sia penalizzato occorre che sia messo in campo un grande impegno di orientamento e formazione che consenta a tutti di adeguare le proprie competenze per mantenere e fare crescere la propria occupabilità.
Il tema della formazione lungo tutto l’arco della vita come risposta alle trasformazioni in corso è il filo rosso che segna tutto il documento finale dell’incontro di Cagliari.
La sfida demografica ci consegna una società dove crescerà il numero di anziani e avremo classi di età giovanili meno numerose che arriveranno al mercato del lavoro. È un impatto già oggi in atto e che amplifica il mismatching formativo che complica ancora di più la ricerca di professionalità delle imprese.
Certamente le nuove tecnologie potranno aumentare la produttività di sistema, ma resterà comunque necessario fare tutto il possibile per aumentare il tasso di attività per avere un tasso di occupazione ancora maggiore di quanto sta avvenendo. Aumentare il contributo al lavoro di giovani e donne abbattendo le diseguaglianze che attualmente li penalizzano è la priorità. Il modello di formazione duale è visto come fondamentale per correggere la fase iniziale della formazione. Servono poi servizi di sostegno per il lavoro famigliare e un modello di politiche attive che sia in grado di prendersi carico dei bisogni di reskilling o upskilling che determinano sempre più le transizioni lavorative lungo tutto l’arco della vita.
L’aumento della popolazione anziana pone il tema di offrire anche a questa fascia una fase più lunga di lavoro. Ciò richiede impegno contro le discriminazioni legate alla età, maggiori flessibilità di carriera e un sistema di garanzie sociali che sostenga chi si impegna in una vita lavorativa più lunga.
Anche le sfide della digitalizzazione e della sostenibilità ambientale impattano sulle professioni. Chiedono nuove professionalità, un adeguamento di professionalità esistenti e rendono obsoleti alcuni lavori. È una grande sfida formativa che non può che vedere un mobilitazione di risorse pubbliche e private se vogliamo che il risultato di quanto sta trasformando il mercato del lavoro sia un lavoro di qualità per tutti i lavoratori. Sia i lavori manuali che quelli a maggiore impegno intellettuale subiranno trasformazioni. Saranno agevolati, a tutti i livelli, i lavoratori più preparati e con attitudine a gestire i cambiamenti.
Il documento finale torna più volte a sottolineare come il rischio di nuove diseguaglianze può essere sconfitto se c’è l’impegnino a un dialogo sociale che assicuri costantemente servizi di inclusione per chi resta da parte nelle trasformazioni produttive. Serve un impegno collettivo per uno sviluppo economico che sia sociale e solidale. Economia privata, imprese sociali e una Pubblica amministrazione capace di supportare le soluzioni più inclusive devono saper trovare ambiti sempre più stretti di collaborazione.
Il documento conclusivo del G7 lavoro a guida italiana è certamente un documento impegnativo e che centra i temi oggi più sfidanti del lavoro di fronte ai cambiamenti in corso. È sicuramente una base utile per rivedere le politiche seguite dallo stesso Governo italiano e con indicazioni utili per un cambio di passo anche delle relazioni sindacali.
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