Impazza il mercato della formazione “sullo spettro della paurosa” Intelligenza artificiale(AI) e, seguendo le avventurose mosse della Cina e del trumpiano Musk, anche in Italia ci si sbizzarrisce con ogni offerta più o meno valida. E soprattutto chi nel mercato del lavoro sente tremare i polsi, perché non ne ha idea e perché le grida manzoniane lo minacciano di essere sbattuto fuori, cade nella trappola. E in tempi di vorticoso cambiamento la situazione delle lavoratrici e dei lavoratori più fragili sprofonda in una angosciosa incertezza. Assistiamo a bombardamenti quotidiani di pubblicità che promettono formazione strepitosa con poca spesa e molta resa.
Il problema va affrontato con pragmatismo e con molta lucidità, anche perché in Italia nella Pubblica amministrazione vorremmo tanto sapere se siamo pronti a creare veramente l’interoperabilità tra le banche dati che il programma europeo sull’AI ha in premessa garantito, semplicemente perché non abbiamo ancora affrontato la questione della trasparenza e della garanzia di sicurezza e non lo abbiamo ancora risolto con i tanto promessi unificati dati Inps/Inail/Istat che ancora oggi viaggiano ognuno per i fatti propri, a danno ovviamente dei cittadini.
Se affrontiamo con serietà la questione dell’entrata a gamba tesa nella nostra vita dell’Intelligenza artificiale, non si può non capire che è fondamentale continuare ad allenare l’intelligenza naturale che si serve della ragione e dell’abilità di gestire la tecnologia e di guardare avanti, anche per comprendere quando l’uso della comunicazione manipolato e della deriva di quel tecno-ottimismo che promette di risolvere un problema qualsiasi “con tecnologie straordinarie” potrà rispettare i propri valori e la propria etica. Dunque, bisogna saper scegliere.
La governance deve dare dei riferimenti fondamentali per costruire insieme una scelta. Dunque, la formazione e l’esperienza sono fondamentali e bisogna saper informarsi per scegliere e sappiamo bene su che piano ci si gioca il nostro futuro. L’America ha investito cinquecento miliari di dollari sull’AI. La governance e la formazione sulle regole è questione principale poiché l’allineamento dell’AI con valori e obiettivi umani è la condizione perché sia affrontata anche la questione dell’offrire a tutti le stesse opportunità per avvicinare la forbice delle disuguaglianze. Ogni azienda, piccola o media, si sta ponendo la questione delle risorse per offrire alle lavoratrici e ai lavoratori l’opportunità di avere formazione sulla trasformazione in atto che porterà importanti vantaggi anche a loro. L’importante è non vederlo come un costo o una minaccia, ma come uno strumento che, se ben spiegato, le renderà in grado di fare un salto di qualità evoluto.
Dobbiamo concentrarci sulla buona educazione dei cittadini del futuro che sappiano capire cosa significa avere a disposizione un’enorme quantità di dati, una base enorme di informazioni che viene analizzata in grandissima velocità e capiamo bene cosa succederà in campo medico o delle telecomunicazioni, con dati che devono essere protetti e non affidati a un algoritmo. Serve un piano di formazione continua e seria. Ma chi forma ne ha la capacità? Ha una preparazione di livello interdisciplinare? Chi offre corsi a pagamento può offrire seriamente moduli progettuali per “innovatori e professionisti pronti a sfidare i confini del tradizionale business management, che doterà di strumenti avanzati e metodi assolutamente innovativi”? Può assicurare di far diventare “un project manager AI-enabled”? Ecco, capiamoci bene.
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