Nonostante la diffusione continua, nell’ultimo decennio, di pc, smartphone e tablet, le tv continuano ad avere un ruolo importante nelle nostre vite. Sono infatti simbolo della convivialità in casa, l’oggetto che più di tutti unisce, magari la sera sul divano. In Europa si stima che ci siano oltre 250 milioni di abitazioni con almeno un televisore e la domanda continua ad essere alta grazie ai prezzi bassi. Acquistare un televisore nuovo è conveniente e le implicazioni sono molteplici, anche per l’ambiente. Prima della diffusione degli schermi piatti, i televisori erano ingombranti e costosi.



I componenti delle tv erano infatti particolarmente cari: negli anni Ottanta un televisore con schermo da 26 pollici era venduto a 1,2 milioni di lire, pari a circa 2.000 euro, spiega Il Post. Negli ultimi anni, però, le tv a buon prezzo si sono diffuse in tutto il mondo. Ad esempio le aziende cinesi Hisense e TCL sono diventate tra i principali produttori di televisori al mondo, grazie alla disponibilità di pannelli a prezzi accessibili prodotti direttamente in Cina. L’ascesa di aziende di questo tipo ha spinto quelle storiche (come Samsung o Lg) ad abbassare i propri prezzi, creando una corsa al ribasso che ha contribuito ai costi bassi che troviamo oggi nei negozi.



Perché le tv costano sempre meno?

La concorrenza nel settore delle tv è molto agguerrita. Ogni marchio ormai vende i propri prodotti a prezzi stracciati e cerca di recuperare soldi in una maniera ben precisa: dalla raccolta di quanti più dati possibili sull’utilizzo dei prodotti da parte dei loro clienti. Come spiega Il Post, infatti, il motivo di un prezzo così basso sarebbe proprio la possibilità da parte delle aziende di sorvegliare sulle attività svolte davanti al televisore. Ma come è possibile tutto ciò? Avendo a che fare con smart tv, siamo costantemente collegati a Internet. Dunque forniamo dati sul nostro comportamento online di continuo.



Queste statistiche sul nostro comportamento possono essere vendute dai produttori a numerosi soggetti: dalle società che offrono servizi di streaming alle aziende interessate a farsi pubblicità, spiega Il Post. Inoltre un televisore raccoglie dati su quanto tempo viene tenuto acceso, sulle interazioni che abbiamo con esso per cambiare canale, mettere in pausa la riproduzione di un film o selezionare l’episodio successivo di una serie televisiva. Altri dati raccolgono il tempo dedicato a utilizzare un’applicazione, la frequenza con cui viene avviata e in che periodo del giorno. Dunque, tutte statistiche che fanno comodo alle aziende e che i produttori di tv possono vendere.