La performance de Le Vibrazioni sul palco del Festival di Sanremo 2022 è una sorta di luci ed ombre, in contrasto tra quello che ci si aspettava. La musica della band capitanata da Francesco Sarcina rende a tratti nel suo proporre al pubblico un alt rock tinteggiato da neo goth. Il lato debole del brano proposto al pubblico dell’Ariston, però, è proprio lo stile del frontman, oltre al testo da canzonetta di Sanremo.



Se Le Vibrazioni vogliono puntare a rappresentare il lato italico dei Muse o dei Placebo, insomma, devono crederci sino in fondo, anche con liriche in lingua dantesca. Non per forza è necessario ricorrere all’inglese, lingua universale del rock. Lo sanno bene i Maneskin, che hanno portato il rock duro e glam con testi italiani in giro per il mondo. Quel testo, troppo da Sanremo, non è piaciuto al pubblico né alla sala stampa, che ha spedito la band al ventiduesimo posto della classifica generale. ‘Chiamiamo amore, per quante volte/ facciamo finta di non ricordarci il nome/ che sotto voce si sente eccome/ ma di profilo c’è il tuo seno che mi vuole’/, recita ‘Tantissimo’. Non male, ma non graffia, non lascia il segno. Alla fine Francesco Sarcina e compagni sono l’eterna promessa del rock italiano e pagano quel cercare a tutti i costi di ammaliare il pubblico melodico della canzonetta. Mai decisi ad andare sino in fondo come i Baustelle o Marlene Kuntz, piuttosto scelgono di portare tanta tecnica già sentita e poca voglia di sperimentare.



Le Vibrazioni, un brano con tanti aspetti positivi

Il brano de Le Vibrazioni, dal titolo ‘Tantissimo‘, in sé non è affatto male. Ad avere convinto il pubblico, più della canzone stessa, tuttavia, è stato l’omaggio della band a Stefano D’Orazio. In occasione della esibizione nella seconda serata della kermesse, infatti, è stato stampato il volto del batterista dei Pooh sulla grancassa. Un gesto che ha regalato loro tanti applausi.

Per quanto riguarda la performance vera e propria, invece, non si può criticare i musicisti. La batteria è pestata al massimo, la chitarra gira bene e la tastiera ha quel retrogusto darkeggiante e romantico da goth tedesco, stile Placebo. La voce di Francesco Sarcina, tuttavia, è il pugno allo stomaco, nonostante ci siano stati dei progressi rispetto al melodico del passato. Due anni dopo il successo di pubblico nel 2020 con il brano ‘Dov’è’, che si piazzò quarto, oggi la band milanese torna dunque a deludere. Difficilmente scalerà la classifica. C’è però un aspetto positivo: i musicisti sanno suonare e possono giocarsi le proprie carte nella serata cover, dove canteranno, insieme a Sophie and the Giants, diretti da Peppe Vessicchio (finora costretto ad assentarsi a causa dei postumi del Covid-19), il brano ‘Live and let die’ di Paul McCartney. Il brano potrebbe essere un vero e proprio colpaccio, almeno per una sera, almeno la quarta.