Si è ucciso in cella uno dei killer di Lea Garofalo, la testimone di giustizia. La vittima, Rosario Curcio, era rinchiuso nel carcere di Opera, in provincia di Milano, e stava scontando la pena dell’ergastolo proprio in merito alla vicenda avvenuta il 24 novembre del 2009. Lea Garofalo era stata assassinata da Curcio e Carlo Coscio: la donna fu fatta a pezzi e quindi bruciata per cercare di cancellare le tracce lasciate sul corpo, ma gli inquirenti riuscirono comunque a risalire ai responsabili, arrestandoli e poi condannandoli. La notizia del suicidio di Rosario Curcio, riportata da TgCom24.it, è stata confermata anche dai vertici dell’amministrazione penitenziaria, che nel contempo hanno fatto sapere che gli inquirenti hanno aperto un’indagine per cercare di ricostruire con esattezza quanto accaduto.
Il suicidio del 46enne Curcio sarebbe avvenuto mercoledì scorso, quando il detenuto si trovava da solo nella sua cella: approfittando di un momento in cui era solo, si è impiccato utilizzando il sostegno di una struttura. L’uomo era stato soccorso ancora in vita ma in condizioni gravissime, ed era stato quindi trasportato in codice rosso presso il vicino ospedale San Paolo di Milano, dove ieri ne è stata decretata la morte a seguito di 48 ore di agonia.
LEA GAROFALO, MORTO ROSARIO CURCIO: LA CONDANNA ALL’ERGASTOLO DEL 2014
Nel corso della sua detenzione Curcio aveva iniziato a collaborare con il “Gruppo della trasgressione”, un gruppo di aiuto che era stato fondato dallo psicologo Angelo Aparo 21 anni fa, ma evidentemente non ha retto il peso di dover passare il resto della propria vita dietro le sbarre, e ha pensato di farla finita.
La condanna definitiva a Rosario Curcio era giunta nel 2014, quando la Cassazione aveva confermato l’ergastolo per i reati di omicidio e distruzione di cadavere di Lea Garofalo, assassinata a Milano nella notte fra il 24 e il 25 novembre del 2009. Assieme a lui la condanna di Carlo Cosco, ex marito della donna nonché mandante, il fratello Vito e Massimo Sabatino, oltre a Carmine Venturino, condannato a 25 anni.