Di manuali di management vi è una vasta scelta nelle librerie. Sulle teorie manageriali sono stati costruiti sistemi economici e teorie organizzative che spaziano dal marketing alla gestione delle risorse umane.
Nella gran parte dei casi si incontra prima o poi qualche ostacolo: le teorie sono per loro natura statiche mentre la realtà è in movimento, le teorie sono astratte mentre la società è terribilmente concreta, le teorie sono logiche mentre le aziende sono fatte (almeno per ora e speriamo ancora a lungo) di persone che vivono in una dimensione che tiene conto di molti altri fattori come le emozioni, la bellezza, l’empatia, fattori che spesso superano la banale razionalità.
Detto questo è una scommessa vinta quella che Filippo Poletti (musicologo, giornalista e docente di comunicazione oltre che Top voice di Linkedin) ha giocato in un percorso giocato in 25 anni di incontri e interviste con 120 grandi personaggi sul tema della musica in tutte le sue dimensioni. Ne è nato un libro (Filippo Poletti, “L’arte dell’ascolto: musica al lavoro”, Ed. GueriniNext, pagg. 380, € 23,50) in cui si incrociano i grandi temi della vita quotidiana, così come delle professioni, delle arti & mestieri, dell’educazione.
Già il titolo è esemplificativo. In primo piano è l’ascolto, la capacità e la sensibilità di cogliere i caratteri della musica, la sua armonia, la creatività, la bellezza, l’interpretazione. Il direttore d’orchestra che è nello stesso tempo esecutore e creatore nel difficile compito di esprimere la propria personalità sullo spartito dei grandi autori. E nella stessa orchestra la necessità di valorizzare tutti ugualmente indispensabili, dal primo violino al suonatore del triangolo, quello lassù in alto vicino al lampadario.
In questo viaggio i temi economici si intrecciano in tutto il libro, ma salgono in prima fila con alcune interviste, come quella a Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategia presso la Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi, a Stefano Denicolai, professore di Innovation Management all’Università di Pavia, così come a Valentina Fornari, musicologa e autrice del libro “L’emozione del suono”, a Franco Modigliani, Nobel 1985 dell’Economia, a Luigi Spaventa, già presidente della Consob.
“L’innovazione – spiega Carnevale Maffè – richiede non solo ascolto e immaginazione, ma anche sensibilità, visione e coraggio. Le aziende devono essere pronte a sfidare lo status quo e a prendere rischi calcolati”. In questa prospettiva diviene importante quell’analisi dei sentimenti che può permettere alle aziende di conoscere le reazioni emotive dei consumatori e quindi di adattare le strategie alle evoluzioni del mercato.
La musica può allora diventare il filo conduttore di questa sensibilità. Un manager capace di ascoltare, i suoi collaboratori in primo luogo, ma più ampiamente l’insieme degli stakeholder, ha già fatto un primo passo nella direzione giusta. Senza dimenticare come sempre di più il nostro sistema sia caratterizzato da quella “economia delle esperienze” che, senza retorica, mette al centro la dimensione della persona. “In un mondo – spiega Carnevale Maffè – caratterizzato da volatilità, incertezza, complessità e ambiguità, la leadership deve prendere esempio dal direttore d’orchestra, una figura carismatica, capace di comunicare una visione chiara e orientare gli sforzi di un gruppo eterogeneo verso un’armonia perfetta”.
Il libro di Poletti è una miniera di riflessioni che aiutano non solo a scoprire i mille lati positivi, ma anche, e forse soprattutto, gli itinerari che possono portare ognuno di noi a fare propria la bellezza della musica. La sola lingua universale che parla al doppio significato dell’umanità: la sensibilità di ogni persona e l’insieme di un genere umano che ha bisogno, oggi come non mai, di coltivare la felicità, di tutti e di ciascuno.
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