Lecco, omicidio-suicidio: padre uccide la figlia disabile

Shock a Osnago, centro della Brianza in provincia di Lecco, dove un padre ha ucciso la figlia 40enne e poi si è tolto la vita. L’uomo ha posto fine all’esistenza della donna, una 40enne affetta da disabilità, somministrandole una massiccia dose di farmaci. Dopo si è a sua volta tolto la vita. La scoperta è stata fatta, come rivela il Fatto Quotidiano, in mattinata da un altro figlio dell’uomo, che entrato in casa ha trovato i corpi senza vita della sorella e del padre.



Sul posto sono arrivati Carabinieri e Polizia locale, allertati dall’uomo. Allo stesso modo è stato subito informato il sostituto procuratore di turno nella Procura di Lecco. Il magistrato ha subito ordinato tutti gli accertamenti del caso per capire cosa sia realmente accaduto. L’uomo aveva 80 anni e abitava da parecchio tempo con la famiglia in paese. La vittima, disabile, si sarebbe dovuta recare questa mattina in un centro d’aiuto. Non vedendola arrivare, gli assistenti del centro hanno allertato i parenti. L’altro figlio dell’uomo e una collaboratrice domestica si sono recati nell’abitazione, dove hanno trovato le due vittime dell’omicidio-suicidio.



Lecco, omicidio-suicidio: l’ipotesi degli inquirenti

Padre e figlia abitavano in una palazzina a piano terra a Osnago, in provincia di Lecco. Le due salme presentavano ferite da arma da taglio ma sembra che il padre abbia somministrato dei farmaci a Rossana, la figlia, per poi finire di ucciderla con un coltello da cucina. La stessa arma l’avrebbe poi rivolta contro sé stesso, togliendosi a sua volta la vita. L’uomo era in pensione ormai da vent’anni ed era vedovo. Era stato vigile urbano nel comune di Osnago, dove viveva, un paesino di 5mila abitanti ai confini della provincia di Lecco.



Il procuratore capo di Lecco, Ezio Domenico Basso, ha svolto un sopralluogo in casa e ha spiegato che l’abitazione è stata trovata in “ordine”. I primi rilievi effettuati portano infatti a pensare che non vi siano state terze persone. Le autopsie chiariranno poi le cause della morte e la successione dei fatti. Gli inquirenti pensano che il movente che abbia spinto il pensionato a uccidere la figlia disabile è il timore che con il tempo Rossella non fosse più accudita in modo adeguato. Da qui sarebbe nata la decisione dell’omicidio-suicidio.