Presso l’università degli Studi di Milano si sta procedendo alla realizzazione del vaccino LeCoVax2, un “farmaco” anti covid in collaborazione con VisMederi Research, la cui principale peculiarità è quella di produrre la proteina all’esterno del corpo umano, inoltre, se ne sta sperimentando la somministrazione per via orale (quindi non con agopuntura), e infine, si tratta di un vaccino che non prevede l’utilizzo di linee cellulari di provenienza fetale, di conseguenza, non è necessario alcun aborto per produrlo. Il portale Pro Vita & Famiglia ha intervistato il professor Bandi, docente di Malattie Parassitarie presso il Dipartimento di Bioscienze e coordinatore della Piattaforma di Epidemiologia Genomica e Microbiologia Sperimentale presso il Centro di Ricerca Pediatrica “Romeo ed Enrica Invernizzi”, nonché coordinatore del team al lavoro sul progetto, che ha spiegato: «La ricerca è in fase preclinica, non siamo, cioè, ancora arrivati alla sperimentazione sull’uomo, per la quale saranno necessari ancora alcuni mesi. Stiamo sviluppando un preparato molto promettente. Il compimento della fase attuale dovrebbe concludersi entro fine novembre, dopodiché tireremo le somme e valuteremo se sarà possibile passare alla fase clinica».
Quindi il professor Bondi ha spiegato più nel dettaglio su quale tecnologia si basa il loro vaccino LeCoVax2: «Abbiamo una produzione della proteina che avviene all’esterno dell’essere umano, per poi venire inoculata. A tal riguardo, stiamo studiando due possibilità: o la somministrazione “purificata” del prodotto o la somministrazione della proteina associata al microorganismo che la produce, la Leishmania tarentolae, che, viste le sue caratteristiche, dovrebbe potenziare la risposta immunitaria. È un approccio diverso, nel senso in cui i vaccini in fase di utilizzo prevedono che la proteina del virus venga sintetizzata di fatto dalle nostre cellule. Nell’approccio abbiamo scelto – che in realtà è già utilizzato e ben consolidato – la proteina viene prodotta al di fuori».
LECOVAX 2, IL VACINO SENZA CELLULE DI FETI ABORTITI: “NON UTILIZZIAMO NULLA DI ORIGINE FETALE”
Come detto sopra, non è previsto il ricorso a cellule di feti abortiti: «In questo caso, le cellule che abbiamo a disposizione sono le cellule di un microorganismo, una Leishmania non patogena, che verrebbe somministrata inattivata (cioè non vitale) o addirittura frammentata. Quindi non utilizziamo assolutamente niente che abbia a che fare con materiale d’origine fetale».
I test sono in corso ed entro il prossimo novembre dovrebbe concludersi la sperimentazione pre-clinica, quindi, quella che precede i test sull’uomo: «Un aspetto su cui stiamo lavorando è la somministrazione per via orale. È una via di somministrazione ancora in fase di ottimizzazione, anche se alcuni giornali hanno già parlato frettolosamente di “vaccino in pillola”. In realtà stiamo ancora verificando se questo tipo di somministrazione dia una risposta adeguata e in grado di neutralizzare il virus».