DOPO LA SENTENZA DELLA CONSULTA SUL TERZO GENERE LA LEGA TORNA AD ATTACCARE LA CARRIERA ALIAS: “È ILLEGITTIMA E FUORI LEGGE”
La sentenza della Corte Costituzionale che impedisce il via libera al “terzo genere”, quello non binario – previa una nuova legge dello Stato – aggiorna e non poco lo scenario sulla “carriera alias” a scuola per gli studenti che si riconoscono transgender. E così la Lega torna all’attacco sul tema già avanzato all’inizio della legislatura contro le decisioni prese da alcuni dirigenti scolastici, in autonomia rispetto al Ministro dell’Istruzione e del Merito, che hanno dato il via alle “carriere alias” per alcuni studenti.
In una nota il deputato leghista Rossano Sasso, attuale capogruppo in Commissione Cultura, annuncia un’imminente iniziativa parlamentare volta a impedire la “propaganda gender” a scuola: «Chi promuove la ‘carriera alias’ nelle scuole, proponendo a un alunno di scegliere un nome diverso da quello anagrafico riconducibile al sesso opposto, spesso senza nemmeno bisogno di una diagnosi clinica di disforia di genere, compie un’azione illegittima». Secondo il parlamentare della Lega, la sentenza dello scorso 23 luglio della Consulta mette i risolato il divieto di riconoscere un genere diverso da quello biologico binario (dunque maschile o femminile), senza prima un intervento legislativo ad hoc: di conseguenza, parlare di un genere trans da inserire nella “carriera alias” di per sé resta meramente illegittimo.
CARRIERA ALIAS NELLE SCUOLE: COS’È E PERCHÈ LA LEGGE NON LA CONSENTE
E così Sasso annuncia che la Lega la prossima settimana in Commissione Cultura presenterà una risoluzione atta ad impegnare il Governo ad intervenire nettamente sulla questione carriera alias: oltre a impedire la “propaganda gender” nelle scuole, il Carroccio punta a rispettare pienamente la sentenza della Consulta contro il “terzo genere” o meglio, un “genere altro” da quelli binari. Intervistato nel novembre 2024 da Pro Vita & Famiglia era stato lo stesso ex sottosegretario al MIUR sotto il Governo Draghi a spiegare perché fosse pericoloso il tema della “carriera alias”, ovvero la soluzione trovata da alcuni studenti in fase di transizione di venire riconosciuti per la propria autodichiarata identità di genere.
«Il mio è un rispetto delle norme attualmente in vigore che escludono la possibilità di una sedicente “carriera alias” nelle nostre scuole perché, la transizione di genere e la disforia di genere sono temi che vengono contemplati dal legislatore con delle regole scritte», sottolineava Rossano Sasso. Premesso che vi è pieno rispetto e legittimità in una transizione di genere, sebbene in giovane età con tutti i rischi che la comunità scientifica sta mettendo in luce in questi anni (per pratiche e teorie alle volte troppo “veloci” per un tema così delicato e con possibilità di “pentimento” successivo), la questione della carriera alias non è consentita dalla legge ad oggi in Italia: «non bisogna confondere il singolo caso, che deve avere tutela e rispetto secondo quanto previsto dalla legge, con l’ideologia di una minoranza davvero sparuta che però pretende di fare politica su temi che non possono essere sminuiti. Soltanto un giudice amministrativo e un medico possono prendere determinate decisioni per un minorenne, non un insegnante, né tantomeno il militante di un’associazione», concludeva l’ex n.2 dell’Istruzione, oggi con la Lega in Commissione Cultura.