Oggi pomeriggio scatta a Montecitorio il secondo e presumibilmente ultimo giro di consultazioni tra il Premier incaricato Mario Draghi e i diversi partiti con i riflettori puntati soprattutto sui tre partiti chiave di questa crisi: Lega (che ha sostanzialmente sposato il progetto Draghi), il M5s (in subbuglio per lo scontro tra i vertici la base sull’appoggio ad un Governo senza più Conte) ma soprattutto il Partito Democratico, che nel giro di pochi giorni da “o Conte o voto” è passato a sostenere il programma dell’ex Governatore BCE.
Su “Libero Quotidiano” Antonio Socci si occupa da vicino dei Dem, considerati in completo cortocircuito dopo la mossa a sorpresa di Salvini di appoggiare il Governo Draghi entrando così in “coalizione” con gli odiati rivali del Pd. Da Zingaretti al suo vice Orlando, il dover sostenere una coalizione solo pochi giorni dopo aver combattuto per mantenerne in vita un’altra è già un’impresa: se in più si ritrovano dentro anche la Lega di Salvini, gli animi non possono che scaldarsi. «Un cortocircuito politico emerso non solo per la scelta di Salvini di sostenere il tentativo di Draghi, ma, prima di tutto, per la decisione del presidente Mattarella di dare l’incarico a Draghi», scrive Socci ricordando l’appello di Mattarella per un Governo tecnico con l’appoggio più ampio possibile dei partiti in Parlamento.
PD IN TILT: LA LEZIONE DI MATTARELLA
Il “mandato” del Colle è chiaro: Draghi nel Governo di alto profilo senza più la “vecchia” maggioranza di sinistra ma rimettendo in pista Salvini e Berlusconi, 2/3 del Centrodestra tanto odiato e denominato da alcune forze dem e grilline. «Il Pd è andato in tilt perché finora era vissuto totalmente sulla demonizzazione di Salvini e della Lega, addirittura costruendo il governo Conte bis, dichiaratamente, “contro” Salvini», sottolinea ancora Socci ribadendo la scelta di «serietà» nei confronti del Paese da parte del Presidente Mattarella.
Una serietà che fa da contrasto ai tentativi confusi e raffazzonati al Nazareno nelle ultime settimane: prima il Conte Bis, poi il tentativo del Conte-ter con la dirigenza Dem che ha puntato tutto su un nuovo leader di fatto “pensionando” se stessa, Zingaretti in primis. Da ultimo – conclude l’analisi del giornalista e scrittore toscano – «i dem hanno addirittura cercato di “mettere il cappello” su Draghi trasformando il suo in un ennesimo governo di sinistra (così andando contro il mandato di Mattarella). Tentativo fallito grazie all’appoggio di Salvini e di Berlusconi a Draghi. Dopo tutto questo la poltrona di Zingaretti non appare molto solida. Ma lui resta incapace di autocritica».