«Giorgetti ha ragione, Salvini lo ascolti»: il “succo” del messaggio di Roberto Maroni, intervistato da “Repubblica”, nel merito delle tensioni interne alla Lega “congelate” dal Consiglio Federale di giovedì sera.

Per l’ex segretario del Carroccio, da sempre non “allineato” alla leadership di Matteo Salvini, le parole del Ministro dello Sviluppo Economico potrebbero portare nei prossimi mesi ad una direzione diversa da quella finora intrapresa nei rapporti con l’Europa. «Sarebbe bene fare quello che dice Giorgetti. Occorre che la Lega aderisca al Ppe. Giorgetti che è il più democristiano dei leghisti ha ragione. Converrebbe anche a Salvini, che potrebbe prendere il posto di Silvio Berlusconi. Diventare così il leader di un centrodestra moderato in Italia in grado di dialogare con le forze di centro che non hanno tanta forza. Lasciando a Giorgia Meloni il ruolo della destra».



LA “FRECCIATA” DI MARONI

Nel dialogo con Montanari su “Rep”, l’ex Presidente di Regione Lombardia consiglia in più frangenti ai compagni della Lega di aderire ai Popolari europei per condurre una nuova linea più moderata e in grado di governare l’Italia nei prossimi anni. Ancora Maroni con un’altra frecciata al segretario: «Mi sembra che Salvini dia troppo poco ascolto a quelli che non la pensano come lui. Ascolta solo gli yes man di cui si circonda. Sono convinto che su questo terreno si possa recuperare. A patto che Salvini si rimetta ad ascoltare le sezioni, gli imprenditori, la gente. E quelli come Giorgetti che lo criticano, ma sanno fare politica». Secondo la “previsione” di Roberto Maroni, Giorgetti resterà dentro la Lega anche se controvoglia, «Se ci sarà un braccio di ferro alla fine cederà. Non penso che si dimetterà da ministro. Salvini proporrà un accordo che lo rafforzerà come segretario e Giorgetti se ne farà una ragione». Tirata d’orecchi anche al Ministro MISE, ricordando il passato con le sfide interne alla Lega tra Bossi e lo stesso Maroni: «Io riconoscevo a Bossi che il capo era lui e che il capo ha sempre ragione. Ogni tanto riuscivo a convincerlo. Solo che gli suggerivo le cose in privato, non sui giornali». Chiosa finale, immancabile in questi mesi pre-elezione Quirinale, sugli scenari verso il Colle: «Draghi deve restare a fare il premier almeno fino alle Politiche del 2023. La sua salita al Quirinale farebbe perdere troppo tempo tra consultazioni e il resto. Ci costringerebbe a rinunciare all’utilizzo i fondi del Pnrr che poi dovremmo restituire. L’Europa non fa sconti. Berlusconi? Con tutto il bene che gli voglio, ed essendo uno che gliene vuole davvero tanto, gli consiglio di ritirare la sua candidatura per non cadere nella trappola».



Leggi anche

Sondaggi politici 2024/ Astensione 44% ‘doppia’ FdI: Pd 22%, Lega +2% su AVS. Crolla fiducia nel campo largo