Continua la querelle a distanza fra le forze del governo, a seguito della vicenda riguardante i presunti fondi che la Lega avrebbe ottenuto dalla Russia. Ieri ha parlato in Aula al senato il presidente del consiglio, Giuseppe Conte (assente Salvini), e stamane ha replicato proprio il ministro dell’interno. Intervistato dai microfoni di Radio anch’io, il vice-premier ha commentato così le dichiarazioni del massimo esponente dell’esecutivo: “Mi interessano meno di zero – taglia corto il leghista, come riferisce l’agenzia Ansa – mi alzo ogni mattina per andare al Viminale per lavorare. Io finché posso far le cose sto al governo, se dovessi accorgermi che sto al governo per non fare le cose…”. Per Salvini non esiste alcun “caso”, ma semplicemente una spystory inventata: “un fantasy di spionaggio in Russia – dice – una storia dell’estate. Ci pagano per far lavorare le persone, per sistemare strade e autostrade”. Quindi Salvini ritorna sul discorso di Conte in Aula: “Conte al Senato ha detto quello che dico io da settimane. Non ho mai preso un rublo, vado all’estero per far politica non per far accordi commerciali. Incontrare ministri è il mio lavoro, per l’interesse nazionale italiano”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



RUSSIAGATE: CONTE IN SENATO

È bagarre al Senato anche dopo il discorso tenuto dal Premier Conte sul Russiagate: non tanto nel contenuto, dove di fatto il Presidente del Consiglio riferisce della legalità di questo Governo che non ha mai chiesto fondi alla Russia in alcun modo (salvo prove certe del contrario su cui lavora la magistratura), me nei contorni di questo infuocato pomeriggio a Palazzo Madama. I banchi del M5s sono stati assenti per tutto il tempo dell’informativa di Conte a mo’ di protesta contro l’assenza del vicepremier Salvini, direttamente coinvolto dalla vicenda Moscopoli: «Ribadiamo il nostro rispetto per il premier, ma non era lui a dover riferire in Parlamento sul caso dei presunti fondi russi alla Lega», hanno attaccato i senatori 5Stelle. Il Premier ha invece ribadito in Aula «Non conosciamo quali elementi siano stati acquisiti né le conseguenze dell’indagine in corso. Il piano del governo è distinto dall’indagine della procura di Milano. Ora non ci sono elementi per incrinare la fiducia con membri del governo». Intanto il Pd, dopo lo scontro consumato tra Renzi e Zingaretti proprio sulla mancata presentazione di una mozione di sfiducia contro Salvini, piazza il dietrofront: il Segretario “segue” la linea renziana in ritardo di una settimana e rilancia con la mozione contro il vicepremier «Mentre il premier Conte parla del Russiagate in Aula i senatori del M5S che lo sostengono sono fuori dall’aula. Non c’è più una maggioranza. Si metta fine a questa agonia, a casa e subito al voto», twitta Zingaretti. Salvini allora replica dal Viminale «La mozione di sfiducia del Pd di Renzi, Boschi e Zingaretti contro di me? Una MEDAGLIA! Come le denunce di Carola e delle ONG, gli insulti dei centri sociali, le minacce dei Casamonica. Io non mollo, indietro non si torna!». E infine Zingaretti contro replica al Ministro dell’Interno attaccando «E’ giusto presentare una mozione di sfiducia a garanzia di tutti gli italiani, affinché questo ministro, oltre che fare passeggiate e sorrisi, si occupi un po’ anche del nostro Paese. Sono giorni che chiediamo al ministro Salvini di dire la verità e di venire a dirla in Parlamento: oggi Conte ha ammesso che da Salvini non ha avuto nessuna notizia».



CONTE “SAVOINI NON FA PARTE DEL GOVERNO”

Urla e insulti dai banchi del Pd sono arrivati praticamente nel corso di tutta l’informativa tenuta dal Premier Conte al Senato sul caso Russiagate: il discorso si può riassumere tranquillamente con “sono qui per rispetto del Parlamento”; “Savoini non ha incarichi di Governo”; “Parlamento resta sovrano anche se dovessi interrompere mio incarico prima del dovuto”. All’apertura dell’informativa, il Premier gialloverde spiega «Se oggi sono qui davanti a voi è in ragione del mio ruolo, è per il profondo rispetto che nutro nei confronti di quest’Aula. Non mi sono mai sottratto all’interlocuzione con il Parlamento. Il confronto è la vera essenza della nostra forma di governo. E a questo consesso tornerò ove mai dovessero maturare le condizioni per una cessazione anticipata del mio incarico». Non solo, sul fronte dei rapporti tra Italia e Russia non vi sono al momento presenti scontri o particolari “preferenze, «i nostri rapporti sono sempre stati coerenti e sinceri», ovvero non vi sono state richieste di fondi particolari da nessun partito di Governo. «Sulla base delle informazioni disponibili alla presidenza del Consiglio posso precisare che il signor Savoini non riveste e non ha rivestito incarichi formali di consulente esperto di questo governo. Era presente a Mosca il 15 e 16 luglio 2018 a seguito del ministro Salvini», spiega ancora il Premier che poi aggiunge su Salvini «è stato presente a Mosca anche il 15 luglio 2018 per la finale del mondiale di calcio e il 16 luglio 2018 per l’incontro con le controparti russe. In quella occasione fu notificata alle controparti russe dalla nostra ambasciata la composizione della delegazione italiana su indicazione del protocollo del ministero dell’Interno: la delegazione ufficiale comprendeva anche il nominativo del signor Savoini». Piccola “stoccata” alla Lega quando, sempre tra le urla e le proteste dai banchi del Pd, Conte ha sottolineato «Alcuni hanno inteso attribuire alla mia adesione alla richiesta di riferire singolari significati e hanno letto la volontà di rimarcare prese di posizione distinte all’interno della compagine di governo: è una lettura che mi ha molto sorpreso».



CONTE IN SENATO, SALVINI ASSENTE

Alle ore 16.30, con diretta video streaming dal canale YouTube di Palazzo Madama, il Premier Conte è chiamato a riferire al Senato l’intero e complesso caso del Russiagate, ovvero i presunti fondi che la Lega avrebbe richiesto al Cremlino per il sostegno durante la campagna elettorale delle ultime Europee. La posizione del Presidente di Lombardia-Russia Gianluca Savoini (indagato dalla Procura di Milano), le cene di alcuni uomini “vicini” al Carroccio durante la visita di Salvini a Mosca, la presenza di Savoini durante l’ultima cena di gala di Vladimir Putin in Italia alla presenza di Conte e di tutto lo stato maggiore del Governo, di questo e di molto altro dovrà rispondere il Presidente del Consiglio in un passaggio definito molto delicato per la sopravvivenza del Governo gialloverde. L’accusa di stampa (Espresso e Buzzfeed) e Procura è quella di una presunta richiesta della Lega di Salvini di fondi presso la Russia di Vladimir Putin attraverso una “misterioso” fornitura carburante tramite l’Eni. Salvini ha fin da subito smentito ogni possibile coinvolgimento e oggi non sarà in Aula (è ad un incontro al Viminale, ndr) come invece chiedevano le opposizioni, mentre il Premier ha promesso una lunga informativa per chiarire la posizione del Governo in merito. Dopo il Sì Tav espresso ieri, il rischio di una crisi dell’esecutivo che poteva profilarsi nelle parole di Conte oggi sembra del tutto abbandonato, con il n.1 di Palazzo Chigi intenzionato a chiarire l’assoluto rispetto delle inchieste giudiziarie ma anche le inesattezze dette in queste settimane su presunti coinvolgimenti di uomini del Governo.

RUSSIAGATE, ESPLODE IL PD: RENZI DECIDE DI NON PARLARE

Nel frattempo stamattina, a chi chiedeva conto di un possibile “scambio” fatto da Conte sulla Tav per poter raffreddare la crisi di Governo, il Ministro dell’Interno Salvini ha commentato «non penso che ci sia lo scambio del mercato. La Tav è fondamentale come la Pedemontana e altre infrastrutture strategiche. Mi auguro che nessuno dica questi Sì per rimandare il voto o far piacere a Salvini. Il No del M5s alla Tav è contro il buonsenso: che la Tav sia utile la Lega lo dice da sempre». Nel frattempo chi invece rischia una implosione è il Partito Democratico che sul Russiagate aveva puntato molto della sfida politica id questi giorni ma che ne esce al momento con le ossa rotte: niente crisi di Governo e soprattuto rischio scissione dopo le frizioni continue tra Renzi e Zingaretti. L’ex premier aveva chiesto settimana scorsa che il Pd presentasse la mozione di sfiducia contro il titolare del Viminale proprio per il caso dei fondi Russia-Lega, da tenersi oggi dopo l’intervento di Conte: il “piano” era atto a smascherare eventuale alleanza M5s-Zingaretti per un Governo alternativo a quello attuale. Il Segretario ha ribadito che con Di Maio non andrà mai ma ha evitato di presentare la mozione di sfiducia: dopo altre schermaglie, Renzi aveva in un primo momento annunciato un suo discorso oggi dopo l’intervento del Premier salvo poi ritirarsi all’ultimo per gli scontri interni al suo stesso partito. «Oggi il governo è in aula per parlare di Russia, rubli, 49 milioni di euro. Avevo chiesto di poter intervenire contro Salvini a nome del Pd. La cosa ha suscitato polemiche interne dentro il partito da parte dei senatori vicini alla segreteria. E siccome ritengo assurdo che nel giorno in cui Salvini deve parlare dei suoi guai, una parte del Pd attacchi me, ho deciso di rinunciare all’intervento; ringraziando comunque il presidente Marcucci per la disponibilità», ha scritto stamattina l’ex segretario dem. Renzi ascolterà il collega Davide Parrini, incaricato di replicare in aula al presidente del Consiglio: ma intanto Zingaretti, irritato, commenta «Francamente non capisco cosa sta succedendo. – commenta il segretario – Una discussione sul Russiagate sta diventando una discussione sul Pd. Ieri ho incontrato i due capigruppo in uno spirito molto positivo e di totale collaborazione per coordinarsi oggi dopo l’intervento di Matteo Renzi in aula a nome di tutto il Pd. Ora riesplode una polemica insensata: in momenti come questi ci vuole molta responsabilità e rispetto da parte di tutti perché gli avversari sono fuori di noi, l’Italia ci chiede di combattere uniti».