“Il Paese ha bisogno di legislature di più lungo periodo, perché gli interventi necessari al futuro dell’Italia richiedono un tempo corretto affinché le idee si concretizzino e diventino realtà. Solo così si potrà affrontare il cambiamento di paradigma alle porte, che imporrà alle aziende una decisa svolta, strutturata principalmente su due pilastri: digitalizzazione e sostenibilità, quest’ultima intesa in tutte e tre le sue principali articolazioni, ambientale, sociale ed economica”.



Intervistato da Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, durante la web conference “Legalità e concorrenza per il futuro del Paese”, Francesco Mutti, presidente di Centromarca, invita il Governo a lavorare in una prospettiva di lungo periodo. “È il momento di avviare un nuovo ciclo – afferma il presidente dell’Associazione cui aderiscono circa 200 imprese tra le più importanti attive nei diversi settori dei beni di consumo immediato e durevole, che complessivamente sviluppano un giro d’affari di 45 miliardi di euro -. E per questo occorre agire su due fronti. Il primo è la semplificazione normativa. Le imprese chiedono meno regole, più chiare e stabili nel tempo. In Italia invece si assiste a una grande gara di bizantinismo. Il secondo rimanda al nodo giudiziario: bisogna velocizzare i tempi della giustizia. In caso contrario, il pericolo per il Paese è diventare poco o meno attrattivo agli occhi degli investitori”.



Intervenire su questi due fianchi scoperti – è la tesi di Mutti – non è cosa banale perché significa investire su un ganglo centrale per la ripresa dell’intero sistema-Paese: quello della tutela della legalità. “Le imprese che non rispettano le leggi – sostiene il presidente di Centromarca – falsano la concorrenza, che è invece fattore fondamentale per la ripartenza delle economie colpite da Covid-19”.

Un punto, quest’ultimo, accolto e condiviso anche da Mauro Magatti, sociologo dell’Università Cattolica di Milano. “La legalità – ha affermato il professore durante la web conference promossa da Centromarca in collaborazione con il Corriere della Sera – è un elemento indispensabile per rendere possibile il gioco complesso di una società avanzata. Tanto più oggi nella fase delicata della pandemia e del post pandemia. Ma è indispensabile che legalità e regole siano espressione della responsabilità di tutti i soggetti: pubblici, privati, collettivi e individuali”.



Il punto di partenza non è però molto confortante. “Per il 91% degli imprenditori italiani – spiega Massimiliano Valerii, direttore del Censis -, la corruzione è un fenomeno endemico. La media dei Paesi europei si ferma invece al 63%”. Il gap è dunque rilevante e richiede una reazione ad ampio spettro. “È importante – suggerisce Valerii – far emergere in maniera esplicita il conflitto d’interessi tra il vantaggio dei pochi che trasgrediscono le regole e il danno subìto dall’intero sistema a causa dell’alterazione della concorrenza”. E in questa prospettiva un aiuto potrebbe venire dal Recovery Plan che “dovrà includere la legalità – conclude Valerii -, come cardine fondamentale per una crescita equa e inclusiva”.

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