La legge 104 è stata rivoluzionata attraverso il decreto legislativo 105/2022, entrato in vigore a metà agosto e illustrato dall’Inps in una comunicazione ad hoc: le novità sono tante e tra queste c’è la scomparsa del referente unico. La locuzione in questione, in precedenza, identificava il soggetto che si assumeva il compito di prestare assistenza al soggetto con disabilità, beneficiando di una serie di tutele e agevolazioni. Con i cambiamenti attuati, come riportato dal Corriere della Sera, però, non sarà più soltanto una persona a potere usufruire di queste ultime.



A partire dal 13 agosto 2022, infatti, i permessi potranno essere riconosciuti su richiesta a più soggetti tra coloro che ne hanno diritto, ovvero i genitori, anche adottivi o affidatari, della persona disabile in situazione di gravità; il coniuge della persona disabile in situazione di gravità; i parenti o affini entro il 2° grado della persona disabile in situazione di gravità; i parenti o affini di 3° grado nel caso in cui i soggetti precedentemente citati abbiano compiuto 65 anni oppure siano affetti da patologie invalidanti, siano deceduti o mancanti. Le persone in questione potranno beneficiane alternativamente.



Legge 104, le novità: scompare referente unico. Come funziona

La scomparsa del referente unico è dunque la novità più importante attuata alla legge 104 con il decreto legislativo 105/2022, entrato in vigore a metà agosto. La misura è stata introdotta “al fine di conciliare l’attività lavorativa e la vita privata per i genitori e i prestatori di assistenza, nonché di conseguire la condivisione delle responsabilità di cura tra uomini e donne e la parità di genere in ambito lavorativo e familiare”. Un’altra novità consiste nel diritto al congedo straordinario esteso dal coniuge al “convivente di fatto”, anche nel caso in cui la convivenza, qualora normativamente prevista, sia stata instaurata successivamente alla richiesta di congedo, purché essa sia garantita per tutto il periodo della fruizione.



È stato invece confermato, come riportato dal Corriere della Sera, il tetto massimo di tre giorni di congedo per l’assistenza al familiare disabile. Ovviamente la loro attuazione è subordinata alla richiesta di autorizzazione dell’Inps e le ore di permesso vanno utilizzate solo nell’interesse della persona con disabilità, pena il rischio di licenziamento.