Luis Javier Argüello Garcia, vescovo ausiliare di Valladolid, nonché segretario generale della Conferenza Episcopale Spagnola, ha criticato fortemente il disegno di legge proposto dal partito socialista, che di fatto “criminalizza” gli attivisti pro vita che provano a convincere le donne a non praticare l’aborto. Attraverso il proprio profilo Twitter il vescovo ha denunciato: “Hanno depenalizzato i ‘picchetti informativi’ – il cinguettio datato 5 giugno – vogliono penalizzare coloro che danno informazioni alle madri che stanno per abortire”.



“È preoccupante per la nostra democrazia – ha aggiunto – quando il diritto penale viene utilizzato a favore o contro determinate persone o per adattarsi a un’ideologia partigiana”. Il disegno di legge in questione è stato presentato lo scorso 21 maggio dalla coalizione del PSOE, e punta a criminalizzare le ‘molestie’ alle donne quando “si recano nelle cliniche per l’interruzione volontaria della gravidanza”, con sanzioni che vanno da tre mesi a un anno in carcere, servizi sociali fra i 31 e gli 80 giorni, ed esclusione da determinati luoghi in un periodo compreso fra i tre mesi e i sei anni.



SPAGNA, POLEMICA PER LEGGE SULL’ABORTO: ASSOCIAZIONI PRO VITA VS PSOE

Secondo il PSOE vanno incluse fra le molestie “avvicinare le donne con fotografie, feti modello e proclami contro l’aborto … attraverso la coercizione e l’intimidazione”, ed inoltre, si ritiene “essenziale garantire una zona di sicurezza” attorno alle cliniche per aborti. Nel mirino quindi tutti coloro che sono pro-vita, come ad esempio Life Ambulance che offre “un’ecografia gratuita di fronte alla clinica per aborti per mostrare alla madre la realtà di suo figlio e il battito cardiaco del suo bambino”.



E proprio tale associazione ha lanciato una petizione online contro il disegno di legge, sottolineando che la stessa “viola il diritto alla libertà di parola, il diritto di manifestare e il diritto della madre di conoscere la realtà dell’aborto”. Il vescovo di Valladolid ha aggiunto e concluso: “L’imposizione di ‘zone di non preghiera’ fuori dalle cliniche – intendo veglia di preghiera, non azione militante o dirompente – è inutile, ingiusta e inutile”.