È “guerra” in Francia non solo su pensioni e trasporti, ma anche – in maniera più “silenziosa” ma non meno importante – sui temi della bioetica: come noto, l’Amministrazione Macron fin dall’inizio della sua salita all’Eliseo ha tentato di lanciare una nuova “impronta” sul fronte dei diritti, proponendo una revisione profonda alla Legge che regola in Francia le norme bioetiche. Dopo numerosi scontri con le autorità della Chiesa e delle associazioni cattoliche e pro-life, lo scorso ottobre è arrivato il primo sì della Camera alla “deregulation bioetica” con 359 voti favorevoli, 114 contrari e 72 astenuti. Il testo è poi passato al Senato (dove i numeri per Macron sono assai più esigui, ndr) e nelle prossime settimane si arriverà allo scontro finale tra favorevoli e contrari alla revisione: «Il governo ha imposto tre riforme in una, una riforma sociale, una del legame filiale e una delle norme bioetiche», aveva protestato all’epoca il deputato Thibault Bazin, rappresentante dei Repubblicani. Proprio il Centrodestra ha la maggioranza relativa in Senato e la promessa di quello “scontro” politico minacciato ad ottobre oggi vede aggiungersi un capitolo decisamente rilevante nella disputa aperta in Francia. «Nessun essere umano può trattare un altro come un oggetto», è questa la promessa della Dichiarazione del Consiglio permanente dei vescovi francesi resa nota oggi in merito alla revisione delle leggi sulla bioetica.



I VESCOVI SFIDANO MACRON

La Chiesa di Francia arriva a sfidare direttamente l’azione del Presidente Macron dopo che già le associazioni cattoliche avevano “preparato il terreno” durante le prime discussioni della “deregulation” a fine 2019: prima i vescovi con la “soirée débat” al Collège des Bernardins di Parigi e poi a ottobre con la manifestazione “Marchons enfants”. Legalizzare la cosiddetta Gpa, la gestazione per altri (o surrogazione di maternità) ma anche l’aprire della fecondazione assistita per coppie lesbiche: questi due dei punti contestati dalla “Cei” francese, con i vescovi che arrivano a scrivere nelle conclusioni della Dichiarazione pubblica «incoraggiamo i cittadini ad esprimere le loro riserve e le loro opinioni. Ripetiamo che ogni bambino è chiamato a crescere in libertà e nel rispetto della sua dignità, in comunione con tutti gli altri, e questo per tutta la vita, qualunque sia la sua origine etnica o sociale, la sua religione o mancanza di religione e orientamento sessuale. Nessun essere umano può trattare un altro come un oggetto». Primo punto messo in discussione dalla Chiesa è quello della «nascita attraverso la Pma (Procreazione Medicalmente Assistita) di un nuovo essere umano a un progetto parentale, e di far pertanto diventare assoluto il desiderio dei genitori rispetto al bene e alla priorità del bambino»; in secondo luogo, i vescovi contestano l’apertura della Pma a qualsiasi coppia formata da uomo-donna, due donne o comunque qualsiasi donna non sposata «La legalizzazione della filiazione senza padre o discendenza paterna e di una maternità mediante una semplice dichiarazione di volontà, davanti al notaio, senza che la donna viva la gestazione, mette in opera l’inverosimile», scrivono ancora i vescovi. Terzo e ultimo punto contestato, la Chiesa di Parigi non approva l’estensione della diagnosi pre-impianto: «la strada ad una maggiore selezione di bambini non ancora nati, dando vita ad una eugenetica liberale. Volere un bambino senza alcuna variante genetica non è solo un’illusione, ma disumanizzerebbe anche la nostra umanità!». La “battaglia” è aperta e mentre la discussione in Senato della vasta legislazione impostata da Macron, la Chiesa si stringe attorno ai propri vescovi «Questi tre punti – si legge nella nota finale del Consiglio permanente – sono significativi della corsa precipitosa in cui sono precipitate le nostre società occidentali soggette al liberalismo e alle leggi di mercato».

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