Punire. Punire per legge chi incita ai disturbi alimentari, chi istiga a bulimia, anoressia. Si dirà: chi può essere così folle e ignorante? Purtroppo chi frequenta i social sa bene che pullulano di foto, consigli, invenzioni creative per ingannare chi ti spinge a mangiare, medici, parenti; per rigurgitare il cibo ingerito, per assumere farmaci dimagranti, per far parte di community di anoressiche che gridano così il loro rifiuto della vita, del mondo, e la disperazione per l’amore che non sentono su di sé.



Che senso ha punire chi è già in difficoltà? Che valore ha vietare, soprattutto in ambito giovanile, dove un divieto diventa un invito a scartare, sviare, eludere gli alt? La proposta di legge che certo in buona fede viene oggi proposta da Fratelli d’Italia ha almeno 15 anni, la prima fu firmata dall’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Seguì il Pd con Michela Marzano, è dunque vano oggi accusarsi a vicenda di miopia e mosse errate che tutti hanno tentato. Colpire, sempre, chi sfrutta la debolezza per vile guadagno, e dunque spacciatori di integratori, sostitutivi del cibo, santoni che propinano soluzioni miracolistiche.



Colpire un mondo che ci fa ricchi, quello della moda, che continua a far sfilare modelle anoressiche, diafane, eteree, come simboli di bellezza universale; educare a un’alimentazione ragionata, equilibrata, varia, che escluda prodotti ipercalorici che invece dilagano tra una serie tv e un game sulle reti di Stato, come pure i consigli delle diete più bizzarre per arrivare meravigliosamente smaglianti alle prove costume, sposa, festa e appuntamenti vari.

Ma poi, si impieghino i pochi soldi a disposizione per favorire la crescita di posti in comunità, case famiglia, cliniche che curino con cognizioni scientifiche i disturbi alimentari, allenare psicologi e medici sensibili e capaci, aprire spazi ad hoc negli ospedali di ogni città. Vietare è facile, tanto perseguire è altra faccenda. Seguire, immaginare, studiare, curare richiede più volontà e preparazione, e serve davvero.



La bulimia, l’anoressia sono il segno di un disagio che ancora non ha nome né causa precisa. Forse una propensione genetica, forse un portato della vita, solitudine, pretese eccessive, abbandono, delusioni. Forse una debolezza psichica. In ogni caso, l’amore e la scienza non solo aiutano, ma fanno guarire. Non si può obbligare qualcuno a mangiare, come non si può obbligarlo a non mangiare. Se accetta l’una o l’altra richiesta, dipende dalla sua voglia di vivere. Bisogna offrirla, e accompagnare perché l’offerta sia vera.

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