“Abbiamo messo più soldi in sanità rispetto a tutti i governi che ci hanno preceduto”. Questo il mantra che domina i commenti della maggioranza di Governo sul capitolo sanità della finanziaria 2024 appena approvata dal Parlamento: giusto, si dovrebbe dire guardando le risorse assolute stanziate per questo anno (e gli anni successivi), perché è vero che in precedenza nessuno aveva messo 134 miliardi di euro sul capitolo sanità della legge di bilancio; ma, si deve anche aggiungere, si tratta di un reale aumento del fondo sanitario (tecnicamente chiamato fabbisogno sanitario), cioè si possono “comperare” (si passi il termine) più cose di prima, oppure, in pratica, per via di inflazione e annessi e connessi, ci sarà una effettiva riduzione delle risorse economiche disponibili? E cosa altro contiene la nuova legge di bilancio in tema di sanità?



Superando lo stantio ritornello del “ne mettiamo di meno di …” che emerge dai soliti paragoni con i dati delle altre nazioni europee raccolti dall’OCSE, e lasciando agli economisti che sanno fare i conti, tenendo in considerazione l’inflazione e le altre diavolerie tecniche necessarie per rendere i dati confrontabili, il compito di dirci se le risorse in più messe a bilancio corrispondono a vere risorse in più o invece (fatti i conti giusti) sono solo fittiziamente superiori a quelle dell’anno passato, proviamo a vedere in breve e sinteticamente, perché la lista di dettaglio è troppo lunga per queste colonne, per cosa sono destinate le risorse ulteriori stanziate.



Cominciamo col mettere cappello, cappotto, e pipa da Sherlock Holmes, non tanto perché è inverno e fa freddo o perché ci piacciono i gialli (il che è vero), ma perché andare a scovare nelle pieghe della legge dove sono le notizie che riguardano la sanità e la salute è una vera e propria impresa da investigatori professionisti. Infatti, nel testo appena approvato non c’è un capitolo, un titolo, un articolo, un paragrafo, un comma, che parli di sanità; bisogna cercare, nell’unico vero articolo che compone la legge, quei pochi (o tanti) commi tra i 561 numerati dove si nascondono le notizie sanitarie. Poco male si dirà, così chi ne vuole scrivere faccia almeno la fatica di leggere tutto il testo, nonché i ponderosi allegati numerici: e così ci si è armati di pazienza e di lente di ingrandimento (come Sherlock del resto) per trovare le piccole, anzi piccolissime, orme che la sanità ha disperso nelle 384 pagine del testo (pagine intenzionalmente lasciate bianche comprese) approvato dal Parlamento.



Partiamo dalla notizia più grossa, ma che è anche l’unica di rilievo per chi scrive: per la sanità è previsto un incremento del Fondo sanitario nazionale di 3 miliardi di euro nel 2024 (4 nel 2025 e 4,2 nel 2026), ma circa 2,5 di questi miliardi sono dedicati a diverse iniziative che riguardano il personale: rinnovo dei contratti, acquisizione di figure per la sanità territoriale, incremento del compenso per prestazioni aggiuntive effettuate in tema di liste di attesa, interventi per il personale della Croce Rossa, riconoscimenti tesi a valorizzare la specificità medico-veterinaria e quelle di altro personale, e qualche altro dettaglio. Inoltre, sempre per il personale, sono stati cancellati i previsti tagli alle pensioni di vecchiaia di medici e operatori sanitari e si permette di rimanere in servizio oltre i 40 anni di anzianità lavorativa ma non oltre i 70 anni di età.

Niente da dire: un intervento dovuto, quello riferito al personale sanitario, medici e altro, considerate anche le recenti (e perché non prima?) rimostranze pubbliche; un intervento che da una parte sarà da valutare per quanto aiuta a risolvere le problematiche sollevate dal personale, e dall’altra (considerate le ridotte disponibilità economiche complessive) ha costretto alle briciole tutti gli altri possibili interventi.

Oltre al personale, quindi, cosa rimane? Se proviamo a fare un elenco delle disposizioni la lista diventa anche lunga, ma l’entità dei contributi, singolarmente intesi, è veramente molto modesta: da qui un gioco di parole che si può fare sul nome della legge di bilancio, cioè “finanzi-aria”.

Vengono rideterminati il tetto della spesa farmaceutica per acquisti diretti (8,5%) e della farmaceutica convenzionata (6,8%), viene aumentata l’accisa per alcuni prodotti di tabacco, si incrementa la quota di supporto per le rette relative agli asili nido e per supporto domiciliare a bambini minori di tre anni affetti da gravi patologie croniche, viene istituito un fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga, sono previsti interventi per le donne vittime di violenza e per il recupero degli uomini autori di violenza, viene istituito un fondo per il sostegno ai proprietari di animali d’affezione, vengono istituiti alcuni fondi per interventi alle persone con disabilità, per favorire la prossimità vengono autorizzate le farmacie a distribuire alcuni farmaci che oggi vengono erogati solo dalle farmacie degli ospedali, viene aggiornato di un punto percentuale il tetto di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da privati accreditati che era fermo al 2011, viene stabilita una quota per consentire l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA), viene introdotta  a carico dei frontalieri una forma di compartecipazione alla spesa sanitaria destinata a sostegno del servizio sanitario nelle aree di confine, viene modificato l’importo del contributo degli stranieri che si iscrivono al Ssn, sono incrementati i fondi per cure palliative, terapia del dolore, Alzheimer e demenze, viene istituito un fondo per i test di next-generation sequencing.

Come si vede si tratta di tanti piccoli interventi che, considerate le poche risorse disponibili e la decisione di mettere la gran parte dei fondi sui problemi del personale, mettono qui e là delle pezze, ma che non indicano di certo la direzione in cui si deve muovere il rinnovamento del SSN. Il 29 dicembre 2023 il Corriere della Sera titolava “Sanità, come accadde 45 anni fa serve un grande progetto”, ed il contributo (dovuto a Sergio Harari) prendeva in esame una lunga serie di argomenti e di criticità che per tutto il 2023 queste colonne hanno ripetutamente posto alla attenzione dei lettori. Non ci si poteva di certo aspettare che questa finanziaria mettesse mano a tali problemi: se, da una parte, si può giudicare positiva la scelta di individuare un tema prioritario (il personale) sul quale investire la maggior parte delle nuove risorse disponibili, dall’altra, è altrettanto chiaro che la sanità non si aggiusta con tanti piccoli rattoppi ma richiede appunto un “grande progetto”: auguriamoci che il 2024 segni un grande passo in questa direzione.

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