L’altro ieri Zingaretti ha fatto un richiamo pubblico agli alleati di governo ad accelerare sull’approvazione di una nuova legge elettorale. Il Pd ritiene la legge necessaria in vista del referendum del 21 settembre, che confermerà o boccerà il taglio di 330 parlamentari: se il taglio passa, serve una legge tarata sui nuovi numeri di Camera e Senato. Il segretario Pd ha rivolto un appello alla collaborazione agli alleati di governo in modo che “si arrivi entro il 20 settembre al pronunciamento di almeno un ramo del Parlamento”. Difficile ottenere di più, visti i tempi strettissimi. E visto che gli equilibri politici intorno alla legge elettorale sono instabili, come dimostrato dal rinvio del primo accordo di luglio, dovuto soprattutto alla contrarietà di Renzi.
Ne abbiamo parlato con Emanuele Fiano, deputato Pd ed ex responsabile nazionale con delega alle Riforme sotto la segreteria Renzi, che lo incaricò di redigere una bozza di legge elettorale. Dopo l’addio di Renzi, Fiano è rimasto nel Pd. Abbiamo commentato con lui la nota di Zingaretti, che Fiano porta alle estreme conseguenze: “Se venisse approvato il taglio dei parlamentari, la permanenza dell’attuale legge elettorale creerebbe gravi squilibri istituzionali. Senza un accordo chiaro su una nuova legge elettorale, il Pd tornerà a ragionare sul proprio voto al referendum”. Tradotto, vuol dire che senza legge elettorale il sì del Pd al referendum sul taglio dei parlamentari è tutt’altro che certo. E la posizione di singoli militanti, come Rossi e Verducci, che si sono già espressi per il no al taglio dei parlamentari senza una legge elettorale proporzionale, rischia di diventare la posizione dell’intero partito. Che per ora si muove in ordine sparso, specie a livello regionale. Bonaccini, ad esempio, si è appena espresso per il sì al taglio dei parlamentari, negando l’urgenza della legge elettorale.
Zingaretti ha chiesto che si arrivi entro il 20 settembre al pronunciamento di almeno un ramo del Parlamento sulla legge elettorale. Lei ha un’idea dei tempi con cui avverrà?
Il calendario di settembre non c’è ancora, così come non è stata ancora fissata la riunione dei capigruppo che lo decide, ma il nostro proposito politico è esattamente quello espresso del segretario.
Renzi si è opposto alla calendarizzazione della legge elettorale a luglio, e ha proposto un maggioritario secco, “modello sindaci”. È un’opzione che può tornare sul tavolo?
Non giudico le opinioni altrui in materia elettorale, men che meno quelle di Renzi con cui ho vissuto la stagione in cui puntavamo al maggioritario. Ma adesso la maggioranza non deve scegliere la migliore delle leggi elettorali possibili. Abbiamo un problema più immediato: il taglio dei parlamentari unito alla permanenza del Rosatellum comporta dei gravi problemi in caso di elezioni.
Quali?
Rischiamo che un raggruppamento di partiti in coalizione che raggiunge il 50% alle elezioni politiche abbia i 2/3 necessari a modificare la Costituzione in autonomia, secondo l’articolo 138. Ma si verrebbero a creare anche altri problemi.
Ce li dica.
Squilibri nella rappresentanza territoriale, difficoltà nella rappresentazione dei partiti piccoli, e una nuova situazione riguardo l’elezione del Presidente della Repubblica che vedrebbe crescere il peso relativo dei delegati regionali (3 per regione, ndr), che restano gli stessi mentre i parlamentari diminuiscono.
L’approvazione di una nuova legge elettorale li risolve?
Il sistema proporzionale evita molte di queste conseguenze. Noi facciamo un ragionamento politico–istituzionale, non stiamo facendo tattica.
Ma la Corte Costituzionale potrebbe intervenire?
Non ne vedo i presupposti. Poi tutto può essere, potrebbero esserci dei ricorsi contro il Rosatellum, ma non mi sembra un problema immediato.
Il taglio dei parlamentari fa parte dell’accordo politico dietro il Conte 2. La legge elettorale era anch’essa parte di quell’accordo?
Ad agosto c’era un accordo scritto tra Pd e 5 Stelle che prevedeva il taglio dei parlamentari, la legge elettorale e le riforme costituzionali conseguenti. L’accordo sul proporzionale è successivo, del gennaio di quest’anno, quando, dopo mesi di ragionamento interno alla maggioranza sulla riforma elettorale si scelse il proporzionale, con Italia Viva d’accordo e Leu contraria perché trovava la soglia di sbarramento troppo alta. C’era un accordo addirittura per fare la legge entro il 28 marzo, poi col Covid è saltato tutto.
Quindi Italia Viva era d’accordo quando i sondaggi la davano sopra la soglia di sbarramento del 5%, a gennaio. È diventata contraria alla legge ora che rischia di non superarla più?
Non faccio supposizioni sulle scelte degli altri. Il problema sono i rischi legati al mantenimento della legge elettorale vigente se passa il taglio dei parlamentari.
La vostra posizione resta la stessa: richiamare gli alleati all’approvazione di una legge elettorale al più presto.
Sì, altrimenti si aprirà un ragionamento dentro il Partito democratico su come disporci rispetto al referendum.
Quindi la vostra posizione sul referendum potrebbe cambiare?
Come le ho detto, apriremo un ragionamento.
(Lucio Valentini)