In periodo di crisi Ilva, allarme maltempo e Manovra impellente passerà forse in secondo piano ma in altri momenti sarebbe stata la notizia del giorno: c’è stata la prima fumata bianca del Governo (con assenze importanti però, su tutte Maria Elena Boschi per Italia Viva) sulla legge elettorale e dai primi indizi non piacerà di certo alla Lega di Matteo Salvini. A metà pomeriggio, dopo il vertice a Montecitorio con i capigruppo di Camera e Senato, un comunicato striminzito unitario annuncia «Il primo incontro di maggioranza sulla legge elettorale è stato positivo. Nel solco di quelli precedenti». Nello specifico, si è cercato di stringere il più possibile la “cornice” del lavoro che guiderà la maggioranza e l’opposizione nelle prossime settimane: «no collegi uninominali maggioritari» ma nemmeno «modelli promozionali senza correttivi». Insomma, una formula a metà che possa non smuovere troppo ma che in realtà nella sostanza potrebbe allontanare sempre di più il “sogno” del maggioritario voluto dalla Lega di Salvini, ma neanche approntare un “proporzionale puro” voluto da M5s o Pd. Il testo sulla legge elettorale emerso dal vertice e diffuso dall’Ansa, recita così: «In coerenza con il programma di governo che si è posto l’obiettivo di incrementare le garanzie di rappresentanza democratiche, assicurando il pluralismo politico e territoriale, si è convenuto che non siano praticabili soluzioni fondate su collegi uninominali maggioritari né modelli proporzionali senza correttivi».
LEGGE ELETTORALE, LE TRAME DEI “MATTEI” SALVINI E RENZI
Manca ancora molto alla realizzazione di una vera e propria bozza, tra l’altro alla riunione mancava la Boschi e così i renziani non sono stati rappresentati (e hanno un ruolo molto influente nei difficili equilibri della maggioranza nonostante il piccolo gruppo); quello che è certo è il timing voluto dal Governo, rapido il più possibile e per entrare nel 2020 con una nuova legge elettorale (della serie, “non si sa mai..”). «Abbiamo condiviso un calendario con due incontri nelle prossime due settimane. Con l’obiettivo di incardinare la legge elettorale in Commissione alla Camera tra il 16 e il 20 dicembre», spiega ancora il Governo a maggioranza Pd-M5s dopo il vertice con i capigruppo. Nel frattempo le trame continuano fuori dal Parlamento, dopo l’invito del n.2 della Lega Giancarlo Giorgetti a sedersi tutti insieme al tavolo per comporre una legge elettorale più possibile “allargata” a tutte le componenti politiche: «A me interessa il maggioritario, chi vince alle elezioni deve poter governare per 5 anni, senza dover andare a fare le spese al grande magazzino» ha spiegato oggi alla Camera Salvini, confermando l’invito di Giorgetti e rilanciando «Se le cose si fanno bene, io mi siedo al tavolo con tutti. […] Poi – ricorda l’ex Ministro – c’è anche il referendum, sperando che non ci tolgano pure questo». Lo stesso Renzi si dice disponibile a parlare con Giorgetti e tutti gli altri per trovare il sistema giusto dopo gli ultimi due contrastatissimi (che tra l’altro hanno consegnato Parlamenti con maggioranza assai difficili da comporre): intervistato alla Stampa, il leader di Italia Viva spiega «Le regole si scrivono insieme, sempre. Non so quale sia la legge migliore. Sono pronto al maggioritario, meglio se con ballottaggio ma in quel caso dovremmo tornare al monocameralismo. Sono pronto al sistema tedesco con sbarramento al 5%. […] Se Salvini è della partita è un’ottima notizia per lui, per noi e per le istituzioni».