La mossa del Renzi-cavallo – prendendo spunto dal suo ultimo libro col quale gira l’Italia in questa strana estate post-Covid – blocca i lavori del Governo sulla legge elettorale: dopo un’iniziale accordo a dicembre prima dello scoppio della pandemia su modello proporzionale secco (senza obbligo di alleanza pre-voto con soglia di sbarramento al 5%), Italia Viva si oppone assieme a LeU al testo del Brescellum (o Germanicum) dal nome del deputato M5s relatore della legge, Giuseppe Brescia. E così per l’iter che dovrebbe pervenire in Parlamento il prossimo 27 luglio si arriva all’ennesimo stop in Commissione Affari Costituzionali alla Camera con il tentato blitz di Pd e M5s per approvare il testo del Brescellum che fallisce inesorabilmente. I lavori sono stati sospesi e poi rinviati a data da destinarsi con il Governo che ripiomba nel caos nelle ore in cui porta a casa il successo del Recovery Fund al Consiglio Ue: «Vogliono fare una legge contro le opposizioni, proprio quando si chiede loro di collaborare. Noi non votiamo», fanno sapere da Italia Viva dopo la tentata votazione del Governo giallorosso sulla legge elettorale proporzionale che potrebbe depotenziare il blocco di forza del Centrodestra. «Surreale che mentre il governo combatte per ottenere fondi in Europa, Pd e M5S forzino la mano sulla legge elettorale. Dividono la maggioranza, non hanno i voti al Senato e provano a cancellare il maggioritario. La priorità oggi è il lavoro, non i collegi elettorali», attacca Maria Elena Boschi.
LA MOSSA DI RENZI SUL MAGGIORITARIO
Dopo i ritardi di mesi per l’emergenza Covid, la priorità del Governo era quella di approdare ad un veloce passaggio in Commissione Affari Costituzionali sulla legge elettorale ma Italia Viva e anche LeU non ci stanno e bloccando sul nascere il tentato “blitz” giallorosso. «Dobbiamo sapere la sera delle elezioni chi ha vinto, lo dico ora che stanno votando sulla legge elettorale in commissione alla Camera, secondo me sbagliando. A noi gli accordi in Parlamento riescono, se ne è accorto Salvini. Ma serve il sindaco d’Italia, il maggioritario, non una palude continua», contrattacca Matteo Renzi che con la sua mossa di “traverso” al suo stesso Governo spinge per un maggioritario decisamente all’opposto del proporzionale secco proposto da Pd e M5s per contrastare il Centrodestra a guida Salvini-Meloni. «In questo momento non c’è una maggioranza sul testo base su cui Pd e 5 stelle stanno accelerando. Due partiti della maggioranza (Iv e Leu) non lo condividono. Chi dice che non ci sono problemi di numeri ha bisogno di un pallottoliere. E se Fico dovesse confermare il riequilibrio dei rappresentanti i problemi ci sarebbero, eccome», attaccano i renziani dopo il voto saltato in Commissione alla Camera.
RENZI “MINACCIA” COL GRANDE CENTRO
Nell’intervista di oggi a La Stampa viene chiesto a Matteo Renzi perché Iv si disse a favore del Brescellum a gennaio e oggi invece cambia decisamente posizione: «La scelta di aprire la discussione sul sistema di voto è sorprendente. Noi non facciamo le barricate. Siamo sempre stati per il maggioritario. Mesi fa però ci era stato chiesto un impegno per superare la legge attuale, il “rosatellum”, impegno che oggettivamente è contro la nostra storia. Quindi dico: il giorno in cui stiamo combattendo una battaglia sui soldi per riprenderci dal virus, se volete forzare sulla legge elettorale fate pure, ma senza il nostro voto». Di certo i renziani vedrebbero vantaggi dal proporzionale visto gli attuali sondaggi che vedono Italia Viva non oltre il 3%, ma su questo Renzi “minaccia” Conte e i giallorossi sull’eventualità di un “grande centro” nelle prossime elezioni «Si sa che è la soglia che fa i partiti: se è il 3 per cento ce ne saranno alcuni, se al 5 per cento altri. Noi, stando insieme ad altre forze, in un agglomerato di centro o riformista, da Forza Italia, a +Europa, alla lista di Calenda, avremmo un rassemblement con un bacino di voti potenziale intorno al 15%. Avremmo tutto l’interesse a fare un’operazione del genere. Se insistono sul proporzionale, in quel caso è evidente che si apre uno spazio molto rilevante per un’area di riformismo moderato».