LEGGE EUTANASIA, LOMBARDIA METTE IN DUBBIO LA COSTITUZIONALITÀ: COSA SUCCEDE

In principio fu il Veneto, poi l’Emilia Romagna e ora la Lombardia, con metà delle Regioni italiane in pratica coinvolte: stiamo parlando della proposta di legge di iniziativa popolare presentata dall’Associazione Luca Coscioni (il cui tesoriere è Marco Cappato) che fissa termini certi e rapidi per l’iter da svolgere sul Fine Vita, per come stabilito dalla sentenza della Corte Costituzionale del 2019. Dopo che è stata affossata per un solo voto in Consiglio Regionale veneto (contro il parere del Governatore Zaia che votò assieme al Centrosinistra), la polemica è scattata a livello nazionale in quanto Regione Emilia Romagna per volere del Governatore Stefano Bonaccini (Presidente Pd) ha adottato due delibere “bypassando” il voto in aula e compiendo quello che le opposizioni di Centrodestra denunciano come “colpo di mano” sulla tematica del suicidio assistito.



Viste le difficoltà avute in Veneto, Bonaccini ha approvato le delibere per rendere 42 giorni come massima tempistica possibile tra la richiesta del Fine Vita e l’effettiva esecuzione del trattamento, senza discutere il tutto in aula temendo le divisioni interne al Pd. Dopo la protesta di Centrodestra, parte del Pd cattolico e delle varie associazioni (da ultimo un importante intervento di Comunione e Liberazione Emilia Romagna, ndr), una mossa lanciata da Regione Lombardia pare mettere a rischio l’intero “blitz” che in diverse Regioni italiane si sta cercando di applicare per rendere ancora più specifica la sentenza sull’eutanasia della Consulta sul caso Dj Fabo-Cappato. L’iter di legge è approdato nei giorni scorsi anche in Commissione Affari Istituzionali della Regione amministrata da Attilio Fontana, come in altre 10 Regioni in tutto in questi mesi: ora però – rivela “La Verità” – è proprio da quella commissione che pare possa emergere un “vizio di legittimità costituzionale” pronto ad affossare il progetto di legge dei radicali.



La commissione Affari Istituzionali è presieduta dal consigliere Matteo Forte (FdI, in passato consigliere per il Centrodestra a Milano in quota centristi cattolici) che ora dovrà procedere alla calendarizzazione del progetto di legge, con discussione, emendamenti ed eventuale votazione: tutto questo avverrà però se saranno risolti i “vizi di legittimità” che Fratelli d’Italia è pronta a sollevare puntando sul parere dell’Avvocatura di Stato in merito al progetto di legge sul suicidio assistito giunto nei mesi scorsi in Friuli Venezia Giulia (dove venne affossato, approvato invece in quel frangente il potenziamento delle cure palliative). In quel caso infatti l’organo giuridico della PA si espose nel merito sottolineando come «l’eventuale approvazione potrebbe esporsi a rilievi di non conformità al quadro istituzionale di riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni».



CON STOP IN LOMBARDIA POTREBBE FERMARSI IL BLITZ DELLE REGIONI SUL FINE VITA

A “La Verità” è lo stesso capogruppo FdI in Regione Lombardia, Christian Garavaglia, a confermare il mantenimento della posizione tanto sulla illegittimità della trattazione sul Fine Vita a livello regionale, quanto sulla contrarietà nel merito. «Noi continuano a sostenere la cultura della vita», conclude il capogruppo al Pirellone. Sebbene il Presidente di Regione Lombardia Fontana si sia già espresso personalmente manifestando alcuna contrarietà all’eventualità di un dibattito in Consiglio (come Zaia e a differenza invece di Bonaccini, ndr) – « io, personalmente, sono contrario a un ipotetico stato etico che decide chi vive e chi no e sono assolutamente convinto che sia necessario porre delle condizioni ben chiare quando si verificano le quali è possibile accedere a questa richiesta» – il “blitz” della Commissione regionale potrebbe a questo punto bloccare sul nascere anche tutte le prossime richieste delle Regioni sull’eutanasia.

Se infatti il progetto di legge dovesse essere confermato «non pertinente» ecco che immediate conseguenze ricadrebbero anche sulle altre 10 Regioni che hanno calendarizzata la discussione sul Fine vita: secondo quanto raccontano da Regione Lombardia ai colleghi de “La Verità”, sarebbe assurdo «scatenare la corsa al turismo del suicidio assistito da un capoluogo all’altro neanche fossimo negli Stati Uniti d’Italia, con il Texas che ha differenti regole rispetto alla California». Non solo, chi rivendica tra le file del Centrosinistra che il tema etico sul Fine vita coinvolga direttamente l’Autonomia differenziata, ecco che dal Pirellone giunge netto un «non sanno di cosa stanno parlando». Il “blitz” come quello avvenuto in Emilia Romagna per evitare di ritrovarsi con dibattiti interni “sconvenienti” per l’unità del Pd – leggasi caso Bigon in Veneto – era già stato bocciato sonoramente dal capo dei vescovi, il Presidente CEI Card. Zuppi, il quale nei giorni scorsi ha tuonato cosi: «la sofferenza si affronta cancellando il dolore e non spegnendo la vita». Come ha poi ricordato di recente a “Tempi” Raffaele Cattaneo, sottosegretario alle Relazioni internazionali ed europee di Regione Lombardia, la posizione è di contrarietà alla legge sul Fine vita proposta dalla Coscioni in quanto «spero che Lombardia, in linea con la sua storia e visione, voglia sostenere la vita e non favorire la morte. Questa legge contribuisce a creare una mentalità, come ha ricordato l’ex Presidente della Camera Luciano Violante (uomo di sinistra, ndr) “la morte si presenta come ragionevole alternativa alla vita anche fuori dai casi di gravi intollerabili patologie”».