La Corte Costituzionale ha accolto la tesi dell’Avvocatura di Stato e in anticipo sul programma dei lavori ha definito la Legge Spazzacorrotti incostituzionale nella norma sull’applicazione retroattiva: con una scelta senza precedenti, l’Avvocatura aveva dato contro una legge di Stato e per la Consulta non è stato fatto altro che confermare le richieste di avvocati, legali, giudici e rappresentanti delle Camere Penali. La norma dello Spazzacorrotti era entrata in vigore il 31 gennaio 2019 ma senza i previsti regimi transitori; per questo motivo è stata applicata anche a tutti quelli che, prima di quella data, erano stati condannati a pene «per le quali avrebbero potuto beneficiare dell’affidamento ai servizi sociali, alla detenzione domiciliare, senza dover entrare in prigione», riporta il Corriere della Sera. Come spiega il Fatto Quotidiano, al vaglio della Consulta erano finite «le “censure” di nove tribunali di sorveglianza, Venezia, Lecce, Taranto, Brindisi, Cagliari, Napoli, Caltanissetta, Potenza e Salerno, che avevano espresso i loro dubbi sulla norma». Da Formigoni ad altri esempi di questi mesi, ora per capire cosa succederà bisognerà attendere le motivazioni della Corte ma nel frattempo vale la prima spiegazione rivolta dai Giudici Costituzionali «questa interpretazione è costituzionalmente illegittima con riferimento alle misure alternative alla detenzione, alla liberazione condizionale e al divieto di sospensione dell’ordine di carcerazione successivo alla sentenza di condanna» essendo incompatibile con l’articolo 25 secondo comma della Costituzione.
ATTESA SENTENZA CONSULTA SU LEGGE SPAZZACORROTTI
Non bastavano i colpi durissimi interni alla maggioranza sul caso prescrizione e da ex parlamentari sul fronte vitalizi, ora il Ministro Bonafede viene “bocciato” nella sua legge forse più rappresentata: la Spazzacorrotti, ovvero quella legge approvata con la Lega nel Governo Conte-1 dove si equiparano in molti punti i reati per corruzione a quelli per mafia. È la legge “fiore all’occhiello” del Movimento 5 Stelle ma nel pieno della critica interna al Governo sul Ministro Bonafede ora arriva una stroncatura tutt’altro che minima: l’Avvocatura di Stato, ovvero quell’organo chiamato a difendere di norma le leggi sospettate di incostituzionalità davanti ai giudici della Consulta, ha fatto marcia indietro e non si dice più così certo che lo Spazzacorrotti sia un provvedimento costituzionale. Come ben raccontano questa mattina Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera e Francesco Grignetti de La Stampa, durante l’ultima seduta della Consulta l’Avvocatura di Stato nella voce di Massimo Giannuzzi – che rappresenta il Governo – ha annunciato di aver modificato la posizione rispetto alle memorie precedenti già depositate: su una norma in particolare della Legge approvata il 18 dicembre 2018, ovvero quella in cui si nega ai condannati per corruzione la «possibilità di scontare la pena fuori dal carcere, pure se i fatti contestati sono precedenti alla riforma», l’avvocato la ritiene contraria ai principi della Costituzione. E così accade che chi sarebbe deputato a difendere quella legge davanti agli attacchi precedenti di altri organi politico-giudiziari, “passa la barricata” e si schiera contro quella stessa norma inserita nello Spazzacorrotti.
SPAZZACORROTTI INCOSTITUZIONALE: L’ATTACCO DELLA AVVOCATURA
Non erano stati pochi gli avvocati difensori che negli ultimi mesi davanti a condanne dei propri assistiti per reati di corruzione si erano appellati alla Corte per definire potenziali vizi di incostituzionalità sulla legge Spazzacorrotti: ora però è anche l’Avvocatura di Stato a nutrire dubbi, lasciando presagire non buone nuove per la legge M5s in vista del prossimo parere finale della Corte Costituzionale. Come noto, dal 1° febbraio 2019 la Spazzacorrotti ha equiparato i reati contro la pubblica amministrazione a quelli di mafia, terrorismo e droga, arrivando a negare la possibilità di accedere a ogni misura alternativa al carcere. E così dai casi Formigoni a quelli meno noti, la norma si è applicata retroattivamente suscitando non poche contestazioni e polemiche: come riporta il Corriere della Sera, l’avvocato Giannuzzi non chiede alla Corte di cancellare la norma “viziata” ma «sollecita piuttosto una sentenza interpretativa che rigetti l’ eccezione di incostituzionalità ma ribadisca la lettura costituzionale che vieta l’ irretroattività della nuova legge». Dall’Unione delle Camere Penali fino ad altri esimi giuristi intervenuti nel dibattito presso la Consulta sulla Legge Spazzacorrotti, il giudizio è unanime: «Lo Stato non può cambiare le carte in tavola a sorpresa, come se i cittadini fossero sudditi di un potere assoluto e autoritario», spiega al CorSera l’avvocato Manes, già vincitore presso la Consulta sul caso Cappato-Legge fine vita. «Pensateci voi, che siete al riparo dalle polemiche fastidiose e volgari sull’esecuzione della pena», ha chiesto l’avvocato Caiazza (presidente Unione Camere Penali) ai giudici della Corte costituzionale, contestando per la seconda volta in pochi giorni una legge a firma Bonafede. Prima la prescrizione, ora lo Spazzacorrotti: i guai per il M5s insomma non finiscono solo nella crisi elettorale ma anche nelle polemiche sui contenuti delle singole leggi già approvate.