Schiaffo del Parlamento europeo agli agricoltori: è stata approvata la legge sul ripristino della natura, uno dei provvedimenti chiave del green deal, duramente contestato dagli agricoltori e criticato pure dal governo italiano. Il provvedimento è stato adottato con 329 voti a favore, 275 contrari e 24 astenuti. A sostenerlo socialisti-democratici, tra cui il Pd, i Verdi, M5s e l’estrema sinistra. Invece, hanno votato contro conservatori e sovranisti di Identità e Democrazia. I liberali di Renew Europe si sono divisi tra chi ha votato a favore, chi contro e chi si è astenuto. Per quanto riguarda il Partito popolare europeo (Ppe), molto sensibile alle proteste del movimento dei trattori, aveva chiesto ai suoi eurodeputati di votare contro, ma in molti hanno disobbedito.



La gran parte (compresa la delegazione di Forza Italia) ha votato contro, in molti si sono astenuti e in 25 hanno votato a favore, facendo così pendere l’ago della bilancia verso il sì. Il testo però è frutto del compromesso che era stato raggiunto lo scorso autunno da Parlamento e Consiglio europeo grazie a un negoziato che aveva ridotto l’ambizione “green” rispetto alla proposta della Commissione Ue. Ora manca il via libera degli Stati prima dell’entrata in vigore della legge sul ripristino della natura.



CHE COSA PREVEDE LA LEGGE SUL RIPRISTINO DELLA NATURA

La legge europea sul ripristino della natura mira a garantire il ripristino degli ecosistemi degradati in tutti i Paesi europei, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi europei in materia di clima e biodiversità e migliorare la sicurezza alimentare. Devono garantire che le zone ripristinate non tornino a deteriorarsi in modo significativo e adottare piani nazionali di ripristino specificando in che modo vogliono raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione europea. Per raggiungerli, gli Stati membri entro il 2030 devono ripristinare il buono stato di salute di almeno il 30% degli habitat contemplati dalla nuova legge. La percentuale salirà al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Il Parlamento europeo fa sapere che i Paesi europei devono registrare progressi in almeno due dei tre indicatori di seguito riportati: indice delle farfalle comuni, percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità, stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati. Inoltre, devono «adottare misure per migliorare l’indice dell’avifauna comune, dato che gli uccelli sono un buon indicatore dello stato di salute generale della biodiversità».



In virtù del fatto che le torbiere sono una delle soluzioni più economiche per ridurre le emissioni nel settore agricolo, gli Stati membri devono ripristinare almeno il 30% delle torbiere drenate entro il 2030 (almeno un quarto andrà riumidificato), il 40% entro il 2040 e il 50% entro il 2050 (con almeno un terzo riumidificato). La riumidificazione continuerà a essere volontaria per agricoltori e proprietari terrieri privati. La legge europea sul ripristino della natura prevede un freno di emergenza che, in circostanze eccezionali, permetterà di sospendere gli obiettivi relativi agli ecosistemi agricoli se tali obiettivi riducano la superficie coltivata al punto da compromettere la produzione alimentare e renderla inadeguata ai consumi europei. Infine, la legge impone anche di registrare una tendenza positiva in diversi indicatori riguardanti gli ecosistemi forestali e di piantare 3 miliardi di nuovi alberi. «Gli Stati membri dovranno inoltre ripristinare almeno 25.000 km di fiumi, trasformandoli in fiumi a scorrimento libero, e garantire che non vi sia alcuna perdita netta né della superficie nazionale totale degli spazi verdi urbani, né di copertura arborea urbana», conclude la nota.