CHE COS’È LA LEGGE SUL DIVORZIO E QUANDO È STATA APPROVATA

Il 1 dicembre 1970 veniva approvata definitivamente in Italia la Legge sul divorzio, conosciuta come “legge Fortuna-Baslini” (dai nomi dei primi firmatari, rispettivamente socialista e liberale): ma la legge n.898 approvata in Parlamento con 325 sì e 283 no alla Camera e 164 sì e 150 no al Senato ebbe poi piena “legittimità” popolare con il Referendum del 12 maggio 1974. Passò alla storia come uno dei primi grandi risultati dei Radicali di Marco Pannella, anche se a dirla tutta quel referendum abrogativo venne lanciato nel 1971 dal Comitato nazionale per il referendum sul divorzio, intento ad annullare la votazione parlamentare sulla legge che per la prima volta in Italia rendeva possibile interrompere legalmente il matrimonio.



Nel docu-film in onda su Rai 3 “Romanzo Radicale” viene ripercorsa la storia anche politica di Marco Pannella, in primissima fila contro il Referendum sul Divorzio ma in realtà già molto attivo fuori dal Parlamento nei mesi precedenti alla battaglia parlamentare che vide contrapposte la Democrazia Cristiana di Amintore Fanfani, la SVP e il MSI da un lato; il Pci, Psiup, Psdi, Pli e Pri dall’altro. Fondato nel 1955 assieme a Leo Valiani ed Eugenio Scalfari, Marco Pannella lanciò il Partito Radicale sulla scena politica subito ponendo l’innovazione della sua azione politica (scioperi della fame, provocazioni, manifestazioni, lotta non violenta) al servizio delle battaglie sui “diritti civili”. Nel 1965 Pannella inizia la campagna sul divorzio, d’intesa con il socialista Loris Fortuna: è anticipatore questo “movimento” sui diritti di quanto poi avverrà con i Referendum degli Anni Settanta (aborto, obiezione di coscienza e tanti altri ancora, in tutto 110 battaglie per 47 votazioni nazionali). La spinta “radicale” sul divorzio arriva fino ad ottenere nel 1970 la prima vera legge in Italia che norma il tema divorzista: “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio” è il nome della legge approvata in Parlamento il 1 dicembre 1970, prima vera grande sconfitta della Dc nella politica repubblicana. «Il giudice pronuncia lo scioglimento del matrimonio contratto a norma del codice civile, quando, esperito inutilmente il tentativo di conciliazione di cui al successivo art. 4, accerta che la comunione spirituale e materiale tra i coniugi non può essere mantenuta o ricostituita per l’esistenza di una delle cause previste dall’art. 3», recita l’articolo 1 della legge sul divorzio giunta (qui il testo integrale in Gazzetta Ufficiale), con modifiche e con la conferma del Referendum, fino ai giorni nostri.

I RADICALI, IL REFERENDUM E LE MODIFICHE ALLA LEGGE SUL DIVORZIO

Curiosamente, nello stesso anno della legge sul divorzio, il Parlamento diede pienamente atto alle norme della Costituzione riguardanti il voto referendario: immediatamente il neonato “Comitato nazionale per il referendum sul divorzio” presentò domanda ufficiale per abrogare la legge Fortuna-Baslini, con il voto vero e proprio a livello nazionale che superò i tentativi di “correggere” la norma in Parlamento (estremo tentativo della Dc per non arrivare ad un voto così pesantemente “contro” il Vaticano) che arrivò solo quattro anni dopo. Dall’approvazione della legge che istituì la possibilità di interrompere il proprio matrimonio, seguirono poi tre anni di durissimo confronto politico in cui la figura di Marco Pannella e dei Radicali si fece largo nell’opposizione alla maggioranza democristiana schierata contro la legge del 1970. Il 12-13 maggio 1974, nel referendum abrogativo della legge n.898, gli italiani decisero al 59,1% di mantenere la legge (il “Sì” all’abrogazione fu scelto dal 40,1%).

Il testo del quesito era molto semplice e trovò la vittoria dell’ala “progressista” del Paese, convinta che l’istituzione del regime di divorzio fosse una buona operazione sociale: «Volete che sia abrogata la legge 1º dicembre 1970, n. 898, “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”?». Partecipò a quella votazione in cui solo Dc e Msi si schierarono per il Sì l’87,72% degli aventi diritto di voto, ben 37,6 milioni di italiani recatisi alle urne. Dopo il Referendum, il tema del divorzio venne di nuovo posto all’attenzione delle cronache nazionale molti anni più tardi, con la legge n. 55/2015 approvata in Parlamento il 22 aprile 2015: venne in quella occasione istituita la formula del “divorzio breve”, tesa a permettere lo scioglimento del matrimonio civile o di quello concordatario «dopo che siano trascorsi 6 mesi dalla dichiarazione di separazione consensuale oppure un anno da quello giudiziale». La riforma sui tempi del divorzio venne approvata 40 anni dopo l’istituto originario della legge Fortuna-Baslini: 398 sì, 28 no e 6 astenuti alla Camera; 228 sì, 11 no, 11 astenuti al Senato.