La precedente risale a trent’anni fa, il 31 gennaio 1994: era la legge 97, per certi versi innovativa e lungimirante, forse troppo, visto che rimase per buona parte inattuata. Parliamo della legge sulla montagna, che dava voce alla volontà di territori, coinvolti in diversi anni di lavoro preliminare. Nei venticinque articoli della legge si contemplava il fondo per la montagna, norme per agricoltura e foreste tendenti a scongiurare lo spopolamento e a sostenere le imprese locali, la tutela ambientale, in una parola la sostenibilità.



“La legge 97/94, ancora vigente, agisce su questioni centrali per i territori. Ambiente, economia, servizi, vedendoli collegati all’interno delle green communities – ha detto Marco Bussone, presidente nazionale Uncem, l’unione nazionale Comuni, comunità, Enti montani -. Comunità prima di tutto, che vincono le sfide climatica e demografica che già negli anni Novanta erano vive. L’articolo 16 interviene per agevolare commercianti e imprese, ma non è stato mai attuato. Mentre sono stati efficaci gli incentivi alle pluriattività dell’articolo 17, consentendo lavoro alle aziende agricole dato dagli Enti locali”. “Posso dire – prosegue Bussone – che molte di quelle misure possono essere attuate oggi, quando vi sono altri disegni di legge depositati in Parlamento relativi alla montagna. Stiamo lavorando anche a quello proposto dal ministro degli Affari regionali. Molti punti ripercorrono la 97/94. Su una questione però trent’anni fa non si perse tempo, ovvero nel riscrivere l’elenco dei Comuni montani, che risale al 1952, e nel ridefinire la riorganizzazione istituzionale. Trent’anni fa venne confermata quella che era stata introdotta nel 1971, ovvero le Comunità montane, forme organizzative sovracomunali, distrutte in troppe regioni per motivi ideologici e politicamente fragili. Solo in parte le Unioni montane di Comuni sono intervenute al posto delle Comunità montane. Oggi abbiamo bisogno di un tessuto istituzionale più forte, Comuni grandi e piccoli che lavorino insieme, lungo la valle unita, che mantengano identità e storia, mettendo insieme servizi, funzioni, dati, personale, competenze, visioni”.



“Sulla scia dell’ottima collaborazione con il Ministero del Turismo – dice adesso Valeria Ghezzi, Presidente degli esercenti funiviari -, che ha portato allo stanziamento di un importante aiuto al settore impianti a fune ulteriori 230 milioni di euro per gli impianti di risalita per l’anno 2024, Anef accoglie positivamente la nuova legge sulla montagna, in fase di approvazione, considerandola un ulteriore riconoscimento delle terre alte da parte della politica. Un nuovo approccio nei confronti di un territorio che ha esigenze particolari e che è sempre più necessario valorizzare in ottica di promozione di uno sviluppo sostenibile, fronteggiando le criticità. Tra queste ultime, la carenza di personale, l’aiuto alle famiglie meno abbienti e ai giovani per stimolarli a sviluppare il territorio, preservare le tradizioni e rendere la montagna accessibile a tutti e l’implementazione dello studio delle terre alte nei programmi scolastici. Il tutto con l’obiettivo non solo di attrarre turisti, ma di creare valore economico e sociale per le popolazioni di montagna rispettando e valorizzando al tempo stesso l’ambiente. La nuova legge sulla montagna, che sarà discussa nelle prossime settimane, dovrebbe inaugurare un nuovo approccio della politica alle terre alte. Le speranze degli operatori turistici e di Anef, che rappresenta la stragrande maggioranza degli impiantisti italiani, è quella di un nuovo approccio nei confronti di un territorio che ha esigenze particolari in un’ottica di promozione dello sviluppo sostenibile”.



Una linea condivisa e sostenuta dal ministro alle Regioni e alle autonomie Roberto Calderoli. “La nuova legge è necessaria per rispondere alle esigenze dei territori montani, che sono un patrimonio del nostro Paese e vanno non solo salvaguardati ma soprattutto valorizzati – ha detto – . Maggiore tutela dei servizi e incentivi allo sviluppo, misure a sostengo del tessuto socio-economico per contrastare lo spopolamento e ridurre i divari territoriali, insieme a una precisa definizione di Montagna. Questi sono gli obiettivi del nostro disegno di legge”.

“La filiera turistica montana – ha aggiunto Valeria Ghezzi – ha inaugurato la stagione estiva con una grave carenza di personale. Non si riescono a trovare persone per ricoprire ruoli, anche di responsabilità, e con livelli di retribuzione che sono superiori alla media. Devono essere create le condizioni per favorire l’afflusso di lavoratori con competenze coerenti con le nuove esigenze operative”. Il tutto in un’ottica di reale sostenibilità e con l’obiettivo non solo di attrarre turisti, ma di creare valore economico e sociale per le popolazioni di montagna rispettando e valorizzando al tempo stesso l’ambiente. “Per questo nei programmi delle scuole la montagna andrebbe approfondita all’interno dei programmi di materie come storia, botanica, biologia, educazione tecnica che oggi considerano le terre alte solo in maniera parziale”, ha aggiunto Ghezzi.

Nel 2026 le montagne italiane ospiteranno i Giochi olimpici di Milano Cortina, un appuntamento pensato in maniera sostenibile e volto alla promozione delle varie comunità coinvolte (saranno le prime Olimpiadi “diffuse”) e questa è un’occasione che non va persa: non dovranno limitarsi a una sterile autoreferenzialità, ma fungere da moltiplicatore di investimenti per le aree montane interessate”.

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