Il 2020 si è chiuso in Argentina con il voto favorevole del Senato alla legge sull’aborto che quindi sarà applicata a breve, fermo restando i ricorsi che ci saranno da parte sia di formazioni politiche che di organizzazioni pro-vita. Si conclude così un percorso di due anni su di una legge che ha diviso letteralmente in due il Paese al punto che bastava girare per strada con indumenti di colore verde o azzurro (simboli dei due schieramenti) per essere apostrofati, quando andava bene, dagli avversari.
La cosa strana è che, come in tutte le decisioni politiche che hanno poi dato vita a provvedimenti, le premesse sull’attuazione dell’aborto non erano affatto favorevoli visto che i settori politici che le appoggiavano erano da sempre in minoranza: pure sotto il Governo Macri si è assistito a un cammino simile all’attuale, che però proprio in Senato venne bloccato da una votazione contro il progetto.
Ma, come ripetiamo, anche qui è accaduto lo stesso fattore che anni fa permise le unioni omosessuali e trans: la convenienza politica ha vinto su quelle che erano le intenzioni degli stessi deputati e senatori, perché l’importante è racimolare il voto che possa permettere a un Governo che finora si è dimostrato un vero disastro di poter sopravvivere.
Quando nel 2003 Nestor Kirchner vinse le elezioni presidenziali, il Governatore della Provincia Patagonica di Santa Cruz era un perfetto sconosciuto che aveva vinto il ballottaggio solo con il 22% dei voti, una maggioranza talmente esigua, avendo il 77% contro ma diviso o che aveva praticato l’astensione, che rendeva nella pratica impossibile governare oltretutto in una nazione reduce da una crisi di default come quella famosissima del dicembre 2001. Per poter esercitare il proprio potere il Presidente convocò immediatamente i rappresentanti delle sinistre e le organizzazioni per i diritti umani e successivamente giornalisti televisivi importanti che si erano espressi contro di lui. Dopo la visita alla Casa Rosada avvenne il miracolo che convertì alla causa tutti i suoi “visitatori”, al punto che a chi gli domandava perché improvvisamente un personaggio che come avvocato oltre che difensore di militari in processi si era dimostrato loro complice in espropriazioni in base a decreti della Giunta Militare degli anni ’70 di appartamenti e case di cui i proprietari, a causa dell’inflazione, non potevano permettersi di pagare i mutui, alla fine si fosse convertito alla causa politica di segno opposto, lui rispose che lo aveva fatto perché “la sinistra mi fornisce i numeri per governare”.
E così ebbe inizio la storia del kirchnerismo come movimento peronista di sinistra e anche le favolette sulle (false) appartenenze sia di Nestor che Cristina Kirchner a movimenti rivoluzionari, mai provate ma vendute come tali alla gente attraverso un sistema di propaganda veramente geniale, che ha portato alla conversione alla causa anche attraverso una propaganda fatta pure nel sistema scolastico, che dovrebbe essere al di fuori di certi discorsi.
Ecco quindi spiegato come l’aborto, al pari di altre leggi, ha potuto essere approvato: come tanti altri provvedimenti il tutto funziona come una merce di scambio affinché il Governo possa continuare a perseguire le sue strenue difese di un sistema che, sorto con la corruzione in una provincia patagonica, si è poi esteso a tutta la nazione. Con un fattore in più, testimoniato da una foto che si è rapidamente diffusa sui media mondiali: quella di una ragazzina di nemmeno 12 anni vestita di verde e che con il piede sinistro, schiaccia una bambola riproducente un feto, tutta orgogliosa di farlo. Un’immagine che ha scosso anche chi all’aborto è favorevole, ma la considera una ripugnante dimostrazione di come ormai generazioni di giovani in Argentina abbiano il cervello manipolato da una propaganda che niente ha a che fare con la parola democrazia, ma richiama strumenti più consoni a regimi dittatoriali.