“Abbiamo approvato una serie di emendamenti correttivi che hanno depotenziato i rischi preventivati per l’agricoltura”, spiega Paolo De Castro, eurodeputato Pd del Gruppo socialista, membro della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, ex ministro delle Politiche agricole nei Governi D’Alema e Prodi.
Il Sussidiario ha raccolto l’opinione di De Castro sulla recente approvazione, da parte dell’Europarlamento, del Nature Restoration Law, il ripristino delle aree naturali nella misura del 20% in ogni Stato dell’Unione. La legge è stata voluta dalla commissione a tutela degli ecosistemi, della “biodiversità” e della sicurezza alimentare. Sono previsti anche una riduzione del 50% dei pesticidi chimici entro il 2030, un incremento del 5% delle aree verdi urbane entro il 2050, il 10% di copertura arborea in ogni città e altri obiettivi che si possono ritrovare nel testo.
Onorevole De Castro, come commenta l’approvazione della legge di ripristino della natura?
La discussione sui temi ha portato a risultati inattesi per il settore agricolo, con la cancellazione dell’articolo 9 sul ripristino degli ecosistemi agricoli, che adesso esclude i nostri agricoltori dall’ambito di applicazione della nuova legge. Nel merito abbiamo portato a casa una serie di emendamenti correttivi che hanno depotenziato i rischi preventivati per l’agricoltura, di fatto limitando l’efficacia di questo regolamento sul settore agricolo. Un ringraziamento speciale va al relatore del provvedimento, il collega spagnolo Cesar Luena, che ora avrà la responsabilità di difendere un mandato chiaro durante i triloghi con Commissione e Consiglio. L’augurio è che anche in Consiglio la maggioranza dei ministri dell’Ambiente possa allinearsi alla posizione approvata.
Qual è l’obiettivo della legge sulla natura?
Non riguarda solo il settore agricolo, ma tutte le aree naturali che non sono state curate: terreni incolti, abbandonati, le torbiere che sono state prosciugate. Almeno il 20% di queste aree nell’Unione Europea dovrebbero essere ripristinate. Ogni Governo deve fare un programma per recuperare queste aree, sistemare gli argini dei fiumi, le zone umide.
Ci sono però interventi specifici che incidono sul settore agricolo: come siete intervenuti su questo?
Relativamente all’agricoltura c’era inizialmente un 10% in più di ripristino di elementi paesaggistici rispetto alle superfici agricole, che abbiamo sottratto togliendo l’articolo 9. Si trattava di una percentuale prevista oltre il 7% già considerato dalla Pac (la Politica agricola comune, nda) introdotta dieci anni fa, un’ulteriore sottrazione di terreno agricolo per creare aree ecologiche per la riproduzione degli uccelli, oasi naturali. Questo ci preoccupava per gli effetti che poteva avere, in una fase segnata dalla guerra, sulla sicurezza alimentare e sulla riduzione della produzione agricola.
Ma perché bisogna ripristinare aree naturali anche dove ci sono attività agricole?
C’è un problema di rapporto tra aree agricole e aree per la natura, per dare spazio alla fauna, alle api, ci sono tutta una serie di studi sulla biodiversità che rendono necessario aumentare le aree naturali, non coltivate. Alcune associazioni ambientaliste giudicano che sia stato dato ancora poco spazio a questo. Noi in commissione Agricoltura ci siamo occupati esclusivamente degli effetti sugli agricoltori e devo dire che eliminando due articoli, non impattando sulle scelte degli agricoltori, inserendo come obbligatoria la valutazione di impatto economico e sociale, non andando a intaccare il bilancio Pac per evitare di intaccare il suo budget, abbiamo fatto un buon lavoro. Gli agricoltori sono soddisfatti di queste correzioni. È chiaro che avrebbero preferito la cancellazione totale.
Tolto il ripristino di un 10% in più sulle aree agricole cosa lascia perplessi gli agricoltori?
Ci sono 75 articoli che riguardano vari aspetti della superficie naturale. Gli agricoltori che governano il territorio in qualche modo sono toccati. Le preoccupazioni maggiori sono state eliminate, però il provvedimento mette in competizione, in molte aree, natura e agricoltura, un aspetto che gli agricoltori vedono con preoccupazione. Vorrebbero continuare la loro attività. È un conflitto vecchio, non certo nuovo. Il provvedimento, comunque, è finalizzato a bilanciare le aree naturali e quelle a uso agricolo. C’è un’attenzione particolare alla riduzione dell’uso della chimica, si sostiene l’utilizzo di pratiche sostenibili, meno impattanti sull’ambiente. Gli aspetti ambientali stanno prendendo piede, abbiamo cercato un giusto equilibrio tra natura e attività dell’uomo.
L’approvazione ha anche un importante risvolto politico, perché il Ppe, che ha condiviso il Green Deal con voi socialisti, si è spaccato. Qual è la sua opinione in proposito?
L’approvazione della legge sul ripristino della natura dimostra come le forzature politiche, le spaccature interne al Parlamento europeo, non portino mai a passi in avanti significativi.
Ci spieghi meglio.
Il Ppe ha sbagliato strategia. In commissione agricoltura avevamo detto che bisognava lavorare sui contenuti continuando a mantenere salda l’alleanza della “Maggioranza Ursula” con la quale abbiamo governato. Invece hanno voluto fare una forzatura portando in Commissione un voto sul rigetto del provvedimento. Il mio gruppo, SD, ha votato contro, perché non ha senso togliere voce alla Commissione, che deve lavorare per migliorare il testo. Invece loro hanno insistito per una prova di forza che poi ha portato a una mancata maggioranza nel voto finale.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.