Francesca Pascale si schiera a favore del Ddl Zan, il disegno di legge contro l’omotransofobia arrivato all’esame del Senato, e attacca uno degli esponenti storici di Forza Italia, Lucio Malan, chiamando in causa il suo ex compagno Silvio Berlusconi. La napoletana, in uno scambio sui social con il forzista, ha scritto: “Sul serio non prova imbarazzo a pensarla così? Ma lei sa in che partito è iscritto? La ricorda la ‘Carta dei valori’? Io sì, e sui diritti umani Forza Italia ha sempre lasciato il libero arbitrio, libertà di coscienza sul voto“. Malan, da sempre contrario al ddl Zan, aveva infatti scritto ad un altro utente dettosi “orgoglioso del fatto che molti esponenti di Fi si siano schierati a favore” del provvedimento contro l’omotransfobia: “Ma sai che cosa c’è dentro il ddl? Fino a 4 anni di carcere a chi anche solo faccia parte di una organizzazione – ad esempio una chiesa – che si opponga all’accreditamento delle associazioni Lgbt nelle scuole, cosa prevista nella ‘strategia anti discriminazione’ approvata dall’articolo 8!“.



PASCALE “SCHIERA” BERLUSCONI PER IL DDL ZAN

Piccata la replica della Pascale nei confronti di Malan: “Questa deriva leghista snatura l’unico leader credibile sulla scena politica. Berlusconi ha fatto tante cose nella sua vita e quasi tutte di straordinario successo, ripudiando l’odio e condannando ogni forma di discriminazione razziale. E’ sicuro – ha incalzato la Pascale – di far parte del partito giusto?“. A suo dire “posizioni del genere” hanno fatto perdere il “30%” di voti al partito. Malan, dal canto suo, ha replicato: “In realtà, in parallelo al calo dei voti di Fi c’è stato un aumento di quelli di Lega e Fdi. Allora sarebbe strano che gli elettori ci lasciassero perché siamo troppo conservatori per poi votare per chi è ancora più conservatore di noi…“.



Nel frattempo si allarga il fronte degli oppositori alla legge Zan. Come riportato da Avvenire, un cartello di 17 associazioni del mondo femminista e lesbico, hanno dichiarato: “La formula ‘identità di genere’, al centro del ddl Zan, ha un grave impatto sulla vita delle donne. In tutto il mondo l’identità di genere viene oggi brandita come un’arma contro le donne. Non è più il luogo in cui il sesso si coniuga con tutte le determinazioni sociali e storiche” ma “il luogo in cui si vuole che la realtà dei corpi – in particolare quella dei corpi femminili – venga fatta sparire. È la premessa all’autodeterminazione senza vincoli nella scelta del genere a cui si intende appartenere, è l’essere donna a disposizione di tutti. È il luogo in cui le donne nate donne devono chiamarsi ‘gente che mestrua’ o ‘persone con cervice’ perché nominarsi donne è trans-escludente. (…) Il ‘genere’ in sostituzione del ‘sesso’ diviene quindi il luogo in cui tutto ciò che è dedicato alle donne può essere occupato dagli uomini che si identificano in ‘donne’ o che dicono di percepirsi ‘donne’“. Le associazioni femministe concludono: “Il tempo per correggere il ddl c’è, non accettiamo il prendere o lasciare né la liquidazione del nostro pensiero come omofobico“, perché “l’espressione ‘identità di genere’ non è ammissibile“.

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