Nel giugno dell’anno scorso, Margherita Hack ci ha lasciato. Numerosi e importanti sono stati i suoi contributi all’astrofisica, ma altrettanto quelli a carattere divulgativo, scritti specialmente nei suoi ultimi anni. E l’ultimo è stato “C’è qualcuno là fuori ? Alla ricerca della vita extraterrestre. Le indagini della scienza e gli inganni della fantarcheologia”, scritto con Viviano Domenici, per molto tempo caporedattore delle pagine della scienza del Corriere della Sera, esperto di storia antica, di archeologia e antropologia.
Di solito, i lettori “saltano” le introduzioni di un libro, promettendosi eventualmente di leggerle dopo. Per il libro in oggetto sarebbe veramente un errore. L’introduzione è un quadro vivace e commovente della visita di Dominici a Margherita, in cui lo scrittore le propone di collaborare alla sua idea di questo libro. Le pareti colme di volumi, i gatti a passeggio tra tappeti e divani, il marito Aldo, sempre presente con Margherita, suo compagno nella vita per sessant’anni, fanno da cornice a questo colloquio, davanti a un vassoio di pasticcini e a un succo di frutta. Margherita è molto “presa” dall’argomento, e, se pur stanca per i tanti lavori in preparazione e provata dalle condizioni di salute ormai difficili, assicura la sua collaborazione: “Vedremo, vedremo…”.
Non trovo miglior commento a questo libro, interessante e appassionante, se non riferire le parole della professoressa Hack: “Il fatto è che parlare dell’esistenza della vita nell’universo mi piace […] Credo del tutto probabile che ci sia vita in altri mondi abitati, ma credo anche che non avremo mai modo di incontrare un extraterrestre. Le distanze non ce lo consentono e il massimo che possiamo sperare è di avere un contatto radio; ma ancora una volta le distanze non ci permetterebbero di avere un minimo di dialogo. In conclusione penso che , comunque sia, siamo destinati alla solitudine; questo non vuol dire che dobbiamo rinunciare a cercare. Anzi”.
Queste brevi parole riassumono lo spirito della vera scienza: mai arrestarsi, mai rinunciare di fronte alle difficoltà. È ciò che Margherita fece per tutta la sua lunga vita. Ma un altro scopo della scienza è quello di mettere in guardia contro i falsi scienziati e i ciarlatani. Dice ancora Margherita a Dominici : “Anche per te, che ti occupi di antichità, è un’opportunità per smentire le tante bufale che circolano sull’argomento. Troppa gente crede a ‘bischerate’ belle e buone, agli Ufo, agli alieni venuti sulla Terra migliaia di anni fa, tutto senza una vera prova […]. Insomma, il tema è bello e dato che hai già fatto tanto lavoro, proviamo ad andare avanti…”.
Su queste linee si sviluppa il libro, sempre di facile lettura, che non può non destare l’interesse dei lettori. Uno dei principali punti trattati riguarda le condizioni perché si possa formare la vita: la presenza dei “mattoni”, cioè degli elementi chimici necessari non è senza dubbio sufficiente. Si sono trovate molecole organiche nello spazio interstellare, su altri corpi celesti, ma ciò non è sufficiente. Siamo ormai praticamente sicuri che nel Sistema solare, almeno attualmente, ci sia vita solo sulla Terra, ma da parecchi anni è iniziata la caccia ai sistemi planetari extrasolari. Il progetto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) grazie a grandi radio-telescopi “spazza” il cielo, alla ricerca di qualche segnale radio che riveli la presenza di un’intelligenza, di qualcuno che voglia mettersi in contatto con noi.
Ancora nessuna risposta, ancora nessuna evidenza di vita al di fuori di noi: in questo immenso universo, siamo come “rari nantes in gurgite vasto”! Ma c’è chi è sicuro del contrario, appunto le bischerate di cui parlava Margherita. Il libro dà una panoramica vastissima della fanta-archeologia, cioè di chi vede nelle piramidi egizie o in quelle del Massico, o in tutte le altre ritrovate in molte parti del mondo l’opera di sapienti extraterrestri venuti a visitarci nel passato. E che dire delle misteriose ‘piste’ nel deserto di Nazca, i cui disegni sono riconoscibili solo se guardati dall’alto?
Nel libro a tutto ciò si trova una spiegazione scientifica, che non fa ricorso a sapienti extraterrestri ma che racconta di nostri antenati che già possedevano inventiva e mezzi tecnici, anche se rudimentali, per costruire queste opere. Forse gli amanti di questa fanta-archeologia si convinceranno delle ragionevoli e documentate spiegazioni che troveranno in questo libro. Sarà più difficile convincere chi crede nella presenza degli Ufo, nel fatto che i “cattivi” americani ci tengano nascoste astronavi cadute dallo spazio o corpicini di piccoli ET, che molti ormai sono gli uomini che sono stati ‘rapiti’ e sezionati dai visitatori extraterrestri. Ma qui entriamo nel campo della psichiatria…
Consiglio veramente la lettura di questo libro che affronta il problema in maniera seria e documentata, sia dal punto di vista della bio-astronomia sia da quello dell’archeologia.