Un celebre dipinto del pittore ottocentesco Jan Matejco rappresenta Niccolò Copernico con le mani giunte, in atteggiamento di preghiera: sullo sfondo un crocefisso e in un angolo in alto un compasso e una sfera armillare, tipici strumenti di un astronomo del cinquecento. Il quadro si intitola “Niccolò Copernico conversa con Dio” e quello che si sa di lui porta a ritenere che la situazione qui raffigurata non fosse poi così eccezionale nella sua vita: potrà meravigliare molti sapere che il padre della “rivoluzione copernicana” non era poi così rivoluzionario e che colui che ha detronizzato l’immagine biblica del Sole che ruota attorno alla Terra era un ecclesiastico devoto, frequentatore delle scritture, della meditazione e della preghiera.
Ma come lui molti grandi scienziati hanno vissute intense esperienze religiose e bene ha fatto Francesco Agnoli a darne documentazione nel libro La forza della preghiera nelle parole degli scienziati, da poco pubblicato dalle edizioni Fede & Cultura.
In queste preghiere possono così trovare le parole con le quali un altro dei fondatori dell’astronomia eliocentrica, Giovanni Keplero – forse ancor più rivoluzionario di Copernico e dello stesso Galileo – nel suo Harmonicae mundi ringrazia Dio dopo aver formulato la sua terza legge che regola il moto dei pianeti attorno al Sole: “A te che con la luce della natura alimenti in noi il desiderio della tua grazia onde possiamo godere della tua gloria, a Te rendo grazie mio Signore e mio Dio perché mi hai fatto provare gioie e godimento in tutto ciò che tu hai creato…. Vedi o Signore, ho completato il lavoro per il quale ero stato chiamato”.
Non poteva comunque mancare Galileo, che dopo la straordinaria esperienza della scoperta dei satelliti di Giove, scriveva a Belisario Vinta raccontandogli quell’avvenimento imprevisto con un esplicito ringraziamento “così infinitamente rendo grazie a Dio che si e compiaciuto di far me solo primo osservatore di cosa così ammirando e tenuta a tutti i secoli occulta”. Ma non si tratta di un caso isolato: nell’intenso scambio i lettere con la figlia suor Maria Celeste, ricostruito da Dava Sobel nel libro “La figli di Galileo. Una storia di fede scienza e amore”, c’è traccia copiosa di una sensibilità religiosa profonda dello scienziato, sostenuta da assidua preghiera.
Pochi sanno che ci sono anche scienziato portati all’onore degli altari: è il caso del vescovo Niccolò Stenone, geologo, paleontologo, cristallografo. Di lui Francesco Abbona, in una biografia su Emmeciquadro, ricordava questa preghiera: “Tu, senza il cui cenno non cade capello del capo, foglia dall’albero, uccello dall’aria … Tu che mi hai condotto finora per strade sconosciute, guidami ora veggente o cieco sul sentiero della grazia”.
Agnoli cita le confidenze di Newton, che quando entrava in camera e si metteva in ginocchio a pregare con fervore, “vedeva molto più del cielo e andava più vicino a Dio di quanto potesse fare con i suoi telescopi”. Per non parlare di Pascal, che ha composto un preghiera “per domandar il buon uso delle malattie”. E, ancora, figure come Galvani, terziario francescano; o il monaco Gregor Mendel, che ha assolto con scrupolo e serietà i suoi compiti di abate, per i quali ha dovuto sospendere le ricerche scientifiche tanto fondamentali, quanto poco riconosciute all’epoca, per lo sviluppo della moderna biologia.
Di James Clerk Maxwell padre dell’elettromagnetismo, abbiamo già avuto modo di commentare una raccolta di composizioni poetiche, alcune delle quali sono delle vere e proprie preghiere, scaturite da uno spirito sensibile e da una fede solida. Scriveva nel 1858, negli anni nei quali elaborava le celebri equazione del campo elettromagnetico: “Veniamo aiutati da una forza che non viene da noi./Il mondo e i suoi pericoli perciò non rifuggiamo/perché Colui che l’ha creato è saggio/Egli sa che siamo pellegrini e stranieri/ed i nostri occhi Egli illuminerà”. Fa un certo effetto sentire questi riferimenti alla luce, fatti da chi stava per produrre la potente sintesi di elettromagnetismo e ottica, spiegando la luce come onda e indicando le leggi alle quali obbedisce.
E sempre legate in qualche modo all’elettromagnetismo è una affermazione di un grande scienziato italiano, Guglielmo Marconi, contento di aver costruito la Radio Vaticana per far in modo che le preghiere dl Papa fossero ascoltate da sempre più persone; diceva Marconi: “credo nella potenza della preghiera, come cristiano e come scienziato.
Sono tutte testimonianze che rendono ancor più interessante il saggio che costituisce la parte principale del libro di Agnoli: è un testo di Alexis Carrel, premio Nobel per la Medicina, convertito dopo un viaggio a Lourdes, sul tema della preghiera; un saggio che la analizza fino a dare suggerimenti pratici, sorretti dalla convinzione che: “Non dobbiamo considerare la preghiera come un atto al quale si abbandonano i deboli di spirito… L’uomo ha bisogno di Dio come dell’acqua e dell’ossigeno. Congiunto al senso morale, all’intuizione, al senso del bello e ala luce dell’intelligenza, il senso del sacro dona alla personalità la sua piena attuazione”.