Lele Mora ha un cancro maligno. Lo ha svelato durante una recente intervista concessa a Libero. L’agente, sulla cresta dell’onda una decina di anni fa prima dell’arresto, lo ha pressoché scoperto proprio durante la chiacchierata con il collega della carta stampata. “Sto aspettando una telefonata importante, quella del medico, a breve saprò se sono affetto da un tumore maligno o meno“. Le parole di Mora, giustificando il telefono che continua a suonare. Al suo fianco c’è Marco Carta, cantante protagonista delle cronache nelle ultime settimane, visto il caso delle magliette rubate alla Rinascente, e di cui Lele ne è l’agente. Ad un certo punto il telefono squilla nuovamente, è arrivato il verdetto: “Sì, il cancro è maligno ed è situato tra i polmoni ed i reni. Adesso farò quel che c’è da fare – aggiunge – ma non avrei voluto dare questo nuovo dispiacere ai miei figli, non se lo meritano”. Mora ricorda i 407 giorni passati in carcere, in isolamento.



LELE MORA: IL CANCRO, OLINDO, CORONA…

“La prima notte non mi pareva vero di trovarmi lì, su quel materasso vecchio, coperto da un lenzuolo ruvido come carta vetrata. Ho fatto tanti errori, come tutti. Eppure non ho rimpianti. Il peccato più grande è l’arroganza. Ne ho avuta, mi sono sentito invincibile”. Al fianco della sua cella, quando era detenuto al carcere di Opera a Milano, vi era Olindo Romano, l’uomo condannato all’ergastolo per la strage di Erba assieme alla moglie Rosa Bazzi: “Il cappellano mi rivelò di essere certo dell’ innocenza di Olindo e di sua moglie Rosa – racconta ancora Mora -. Non ho mai conversato con Romano, sebbene le nostre celle fossero adiacenti. Lo vedevo pulire il corridoio ogni pomeriggio. Poiché era rimasto al verde, gli veniva permesso di svolgere piccoli lavoretti per mantenersi. Lo aiutavo dandogli il mio pasto. In gattabuia persi l’appetito e pure 60 kg”. Infine un commento su Corona, con cui Lele Mora ha avuto un grande rapporto artistico e di amicizia: “La detenzione lo ha peggiorato, ha sviluppato una rabbia che lo sta consumando“.

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