Ripercorrendo le tappe che hanno scandito l’esistenza di Lele Mora, si ha l’impressione di essere davanti ad un uomo dalle mille vite. E’ quanto emerge dall’intervista di Stefano Lorenzetto per “L’Arena” nel corso della quale l’intervistato riconosce l’importante ruolo avuto in ambito televisivo quando, spiega, “l’80 per cento dei palinsesti dipendeva da me”. In 40 anni di attività arrivò ad essere l’agente di oltre 500 star dello spettacolo e dello sport tra le più amate del pubblico. Lui, scherzando, si definisce “l’unico italiano immune dal Corona virus, nel senso di Fabrizio”. Classe 1955, i suoi genitori erano entrambi contadini. Con le sue sorelle spiega di aver smesso di avere rapporti dal 2017, anno della morte della madre, “offeso dal modo in cui hanno amministrato i suoi risparmi”. Lele Mora si sposò nel 1974 con Maria Giovanna Girardi, una donna napoletana dalla quale ebbe due figli. Nel 1982 il divorzio, anche se, ammette, “manteniamo un rapporto meraviglioso”. Oggi è bisnonno e ricorda con nostalgia i suoi esordi come agente dei vip: “Il mio amico Paolo Rossi, il Pablito del Mundial 1982, mi presentò Giampiero Malena, manager di Pippo Baudo e Beppe Grillo, il quale mi aprì la strada dicendomi: «Sei paziente, educato, premuroso. Perché non ti cimenti nel lavoro che faccio io?». Così mollai l’Istituto alberghiero per dedicarmi a Patty Pravo, Loredana Bertè e Nilla Pizzi”. Da giovane la sua vocazione a fare del bene gli fece credere di voler diventare prete ma poi decise di sposarsi e dedicare la sua vita alle celebrità.



LELE MORA SU IRENE PIVETTI ED IL CASO MASCHERINE

In vena di confidenze Lele Mora ha raccontato anche quanto intascava dai divi: “Se erano famosi, il 10 per cento del loro cachet. Se lo erano un po’ meno, il 20. Se li creavo io, arrivavo al 50”. Oggi anche se non ha più la sua agenzia continua a fare il talent scout: “Mi occupo di star internazionali. Nel 2019 ho portato Madonna all’Eurovision. Lavoro con i Gente de Zona”. Sono in tanti a rivolgersi ancora a lui per riuscire ad avere nomi di grandi celebrità ai loro eventi. Dopo le varie condanne si era dedicato per due anni al volontariato e continua a farlo tanto da ammettere: “Sto mettendo in piedi un centro di ippoterapia per bimbi Down. Fare del bene è l’unica cosa che mi riempie di gioia. Non dovrei parlarne”. L’attenzione si è spostata sul caso di Irene Pivetti e delle mascherine: “Non c’entro. È una montatura giornalistica costruita su una vecchia intercettazione telefonica in cui parlavo con l’ex presidente della Camera di un prestito di 80.000 euro che mi aveva chiesto. Irene è una donna molto ingenua. Si è fatta fregare da un fornitore cinese e si ritrova indagata per frode”, commenta. La vita in carcere per lui non è stata semplice, come più volte ribadito. Adesso rivela: “All’entrata, il 20 giugno 2011, pesavo 118 chili. Quando uscii, l’1 agosto 2013, ero 48. Mia figlia aveva organizzato un concerto per i detenuti: mi fu impedito di parteciparvi. Il primo volto amico che vidi fu quello del cardinale Loris Capovilla, già segretario di Giovanni XXIII. In precedenza mi era apparso in cella padre Pio”.



DA FABRIZIO CORONA A SILVIO BERLUSCONI

Lele Mora è riuscito a superare la depressione di cui soffriva e che lo portò a tentare il suicidio: “Sigillandomi naso e bocca con i cerotti che tenevano insieme l’abat-jour rotta. Mi risvegliai in infermeria. Ma non parliamone, è un ricordo terribile”. Ora, ammette, teme di tornare in galera “più della morte. Dovrebbero andarci solo gli assassini, i pedofili e i mafiosi”. L’attenzione si è spostata poi su Fabrizio Corona e sul loro primo incontro, nel 1998, grazie ad un photoeditor: “Si qualificava come press agent, in realtà comprava immagini dai paparazzi e le vendeva ai giornali. Gli ho insegnato tante cose belle, lui ha fatto tante cose brutte. Simona Ventura mi disse: «O ti stacchi da Corona o ti lascio».  Non la ascoltai e lei cambiò manager. Lo mollai nel 2010”. Oggi lo definisce “molto furbo. Non intelligente, ma brillante. Affetto da smania di protagonismo e bramosia di denaro. Gli regalai otto auto di lusso, l’ultima una Bentley, e gli diedi i soldi per comprarsi l’appartamento di via De Cristoforis a Milano, poi sequestratogli dalla magistratura. Al cuor non si comanda”. Eppure smentisce di aver mai detto di essere stati amanti: “Gli ho voluto molto bene, lo consideravo un figlio adottivo. Quanto al sesso, lo faccio a casa mia, a porte chiuse, non sui giornali”. Non poteva mancare il focus su Silvio Berlusconi. Parlando delle celebri cene Mora ha commentato: “Andati via i cortigiani, di notte il re si ritrovava da solo con i suoi soldi. Mi pare umano che cercasse di svagarsi. Ma non si è mai permesso di chiedermi il numero di cellulare di una ragazza”. E dei tre milioni di euro regalati ammette che erano “Per non farmi fallire. La metà se la trattenne Emilio Fede che intercedette a mio favore. Nella lettera c’era scritto che avrei restituito il prestito, senza interessi. Me lo impedì la giustizia, facendomi fallire”. Il suo grande errore? “Aver aperto a Riccardo Iacona e alla troupe di “Tutti ricchi”, mandata da Michele Santoro, le porte delle mie ville in Sardegna. Mi sentivo un dio. Sbagliai a mettermi in mostra. È da lì che cominciarono i miei guai”.

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