«Potrei morire qua, talmente è bello…». Comincia con una battuta l’intervista di Lello Arena a Verissimo. L’attore ha reagito così al video che ha preparato il programma per la sua presentazione. «È una vita che costruisco i miei sogni e quelli di chi mi accompagna, è un bel mestiere», ha raccontato l’attore. Nello studio di Silvia Toffanin ha ripercorso la sua infanzia, raccontando di aver cominciato a recitare a 6 anni con le suore. Poi ha fatto il chierichetto, ma non è andato bene perché si addormentò con la candela in mano: «Era Natale e a Napoli si fanno cenoni lunghi, quindi a mezzanotte c’è la messa. Avevo mangiato, ero stanco, era tardi… e mi sono addormentato per un attimo, solo che ho dato fuoco al parroco, poi l’abbiamo spento», ha scherzato Lello Arena.



Lello Arena, la diversità e il bullismo

Ma in quegli anni era anche vittima di bullismo: «Ho cominciato a capire sulla mia pelle che essere portatore di una piccola diversità fa subito la differenza. Quando sei differente la gente non pensa che non è volontaria, ma che tu sia cattivo. Quindi non li guardavo dritto negli occhi pensavano che volessi essere cattivo».



Lella Arena così ha capito che i “diversi” non sono cattivi, anzi «meritano la nostra attenzione, non il bullismo». L’attore ha raccontato a Verissimo che non si confidava con i suoi genitori: «Erano due clown, due persone molto solari, quindi a casa cercavo di dimenticare che mi dicevano che ho gli occhi storti». I genitori comunque non volevano che recitasse: «Mia madre cercava affettuosamente di dirmi che non ero fatto per fare l’attore, che dovevo pensare ad un altro mestiere, ma sono stati anche testimoni del mio successo». Poi avevano paura che fosse un lavoro precario. «Mio padre allora disse a mia madre di smetterla e di lasciarmi fare».



L’amicizia con Massimo Troisi e quel grande rimpianto…

Ora torna a far parlare di sé per il libro sulla malattia di Massimo Troisi, una persona che gli ha cambiato la vita. «Devo ringraziarlo per tutta la vita per questi personaggi meravigliosi che ha scritto per me. So di essere molto invidiato, perché avere dei personaggi così è una festa. Non era facile tecnicamente star dietro a Massimo». Poi si è emozionato ricordano i momenti vissuti insieme: «Era una persona straordinaria, unica, stava in un altro universo. Nel pianeta della gente con la sua genialità, aveva dei punti di vista che tanto ci mancano oggi. Era un tornado. Quando si svegliava aveva una quantità di sfide e di proposte che erano frastornanti per chi arrancava appresso a lui. Abbiamo vissuti tanti anni insieme all’inizio della nostra carriera, in casa succedeva di tutto».

Ma ad un certo punto le loro strade si sono separate e non c’è stato modo di riavvicinarle perché poi Massimo Troisi è morto. «Non immaginavo che potesse esserci un epilogo così tragico. C’è stato un inghippo piccolo, semplice, di lavoro che si poteva risolvere in 5 minuti che è diventata una sfida stupida e inutile con lui. Lo sapevamo tutti e due, ma stava nello schema delle cose che si potevano fare con lui, cioè non cedere sul punto», ha raccontato Lello Arena. «Questo è un mio rimpianto, l’idea di aver accettato una sfida così lunga e inutile è stata stupida per entrambi. Se può servire raccontarla per far capire che queste sono cose da non fare allora è utile. Questo rimpianto si può raccontare ma non c’è modo di porvi rimedio. Potevo dargliela vinta, forse sì».