Lello Arena ospite di Maurizio Costanzo a S’è fatta notte. L’occasione è propizia per presentare il suo ultimo libro “C’era una volta”, in cui racconta l’incontro con Massimo Troisi: “Secondo me ci sono delle epoche in cui bisogna un po’ pagare qualche debito e un po’ fare memoria, ma vera, raccontare questa storia straordinaria per il compimento della quale c’è voluta una miscela enorme di cirocstanze che si sono combinate tutte insieme per renderla possibile. Prima che qualcuno lo facesse al posto mio ho pensato che fosse meglio che la scrivevo io“. Emblematico l’aneddoto da cui il sodalizio artistico tra Lello e Massimo ebbe inizio: “Io e Troisi avevamo 13 anni, in un teatrino della parrocchia di Sant’Anna a San Giorgio a Cremano. Ogni anno a Natale si faceva una recita, io stavo là e c’era un ruolo di garzone del salumiere che portava salumi in casa. Il ragazzo che lo doveva fare si è preso un febbrone a 40 e hanno detto ‘chiamiamo questo ragazzo che sta dietro qua, abita proprio a Sant’Anna ed è molto divertente’. Era Massimo“.
Lello Arena: “Massimo Troisi? Ho dei rimpianti incolmabili”
Maurizio Costanzo ha poi chiesto a Lello Arena come abbia preso la morte di Massimo Troisi. Questa la risposta del suo ospite: “Uno nella vita pensa che non ci debbano mai essere dei finali così tragici, e quindi organizza la sua vita e il suo futuro pensando che ad un certo ci si possa anche ripetere un pezzo della strada che si è fatta insieme, ritrovare degli entusiasmi comuni. Ci sono dei rimpianti incolmabili. Per me anche uno tecnico: delle cose che potevo fare con Massimo non le posso fare più con nessuno perché le potevo fare solo con lui. C’era un’affinità, un modo di recitare, di entrare l’uno nelle spezzature dell’altro, di entrare in questo “gne gne”, in queste parole spezzate, tutte mute, tutte strane, e sapere esattamente quando era il tuo momento“. Come sempre a S’è fatta notte Costanzo si interessa delle parole che iniziano con la lettera ‘i’. In questo caso la vecchia abitudine – nata durante la presenza nel programma del mai troppo rimpianto Enrico Vaime – ha a che fare con gli “inizi” di Lello Arena, che racconte: “Io prima volevo fare l’astronauta, dopodiché mi ero ridimensionato e volevo fare il pilota di aerei. Non pensavo mai di avere il sacro fuoco dell’arte. Poi però mi è piaciuto tanto, perché è molto divertente passare la propria vita ad inventare delle cose che fanno ridere gli altri. Se tornasse Massimo rifarei la Smorfia? Bisognerebbe vedere se lui avrebbe voglia di rifarla con noi perché Massimo aveva una dose di imprevedibilità, di mistero, di avventura, che facevano sì che ogni giorno fosse completamente diverso“.