Lello Arena si è raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera, partendo dai suoi esordi al circo. Qui però, a sorpresa, lui faceva l’insegnante elementare. Dopo aver fatto le magistrali, infatti, l’attore napoletano era alla ricerca di un impiego e non trovando mai nulla un giorno si recò arrabbiato al provveditorato, protestando. Qui un impiegato le rispose che c’era un posto che tutti rifiutavano, come “maestro itinerante in un circo”. Avendo bisogno di soldi accettò, ma oggi rivela: “il mondo del circo mi piaceva moltissimo, però c’erano delle regole che andavano un po’ oltre la mia idea”. Capì ben presto che per poter davvero insegnare in un circo occorreva che si integrasse e imparasse quelle dinamiche interne, spesso incomprensibili.
Ci riuscì, ma ammise che lo stipendio era così basso da essersi proposto per fare altro: “Certo non il clown, ma nei momenti in cui la pista doveva essere ripulita dopo il numero degli elefanti, che facevano un vero macello, io assieme ad altri intrattenevamo il pubblico con scenette ridicole: facevamo finta di litigare, di tirarci l’acqua addosso, spargevamo coriandoli…”. Al circo deve molto poichè qui ha imparato il gioco di squadra.
LELLO ARENA E LA SUA FAMIGLIA
La famiglia di Lello Arena nacque quasi casualmente, come raccontato dallo stesso attore napoletano che ha trasformato la storia della sua vita in una sorta di favola: suo padre Ugo partì per la guerra ma al ritorno scoprì di essere stato tradito dalla futura moglie alla quale intanto aveva inviato i soldi per il matrimonio. “Ma gli Arena non si perdono d’animo: aveva saputo che ai reduci venivano assicurati posti di lavoro e ne trovò uno alla manifattura tabacchi. Proprio là conosce mia madre, alla quale quell’ex soldatino piaceva tanto e fu proprio lei a fargli la proposta”, ha raccontato Lello, svelando il lieto fine. Dopo il matrimonio i due vissero insieme per tutta la vita. Da piccolo ha confidato di essere stato educato dalla suore e di aver sognato di fare il chierichetto. Una passione che, a suo dire, sarebbe nata dopo essere stato preso di mira da parte dei suoi compagni di scuola per il suo cognome ma anche per lo strabismo. Per questo fu spesso oggetto di episodi di bullismo, come la volta che lo spinsero rovinosamente giù dalle scale: “Un compagno voleva vedere che effetto faceva uno che ruzzolava giù”. La sua esperienza da chierichetto, di contro, non fu più felice.
L’AMICIZIA CON MASSIMO TROISI
Nel corso dell’intervista, Lello Arena non poteva non parlare della formazione artistica che lo vide in trio con Massimo Troisi ed Enzo De Caro. Inizialmente si facevano chiamare I Saraceni ma una volta arrivati a Roma divennero La Smorfia: “Ci divertivamo da matti: io ero il più brutto e giocavo sulla mia diversità. Enzo, il più bello: a teatro le prime file erano gremite dalle signorine che venivano per lui”, ha raccontato. Dopo i tanti successi insieme, sia in tv che al cinema, Lello dovette affrontare anche la drammatica perdita di Massimo Troisi: “Il mio più caro amico, una persona sensibile, delicata, una bella mente. Nelle sceneggiature lui mi assegnava il ruolo e poi ci lavoravamo assieme, con lui era un gioco continuo…”, dice. Eppure tra loro ci fu un periodo di rottura sul set di “Le vie del Signore sono finite”: “Dovevo interpretare un personaggio, un paralitico, poi affidato ad altro attore. Ne avrei dovuto fare un altro, ma la troupe insisteva che dovevo fare proprio quello e Massimo credette che fossi io a insistere per il ruolo, che tramassi alle sue spalle. Non era vero… Negli anni seguenti, tra una telefonata e l’altra, ci riconciliammo e ho un rammarico: averlo lasciato troppo solo”. Tra i personaggi che sogna di interpretare ce ne sarebbe uno che da anni lo perseguita: “Ogni anno mi propongono di interpretare Falstaff, dicendo “sei perfetto!”, perché non c’è nemmeno bisogno di mettermi la pancia finta, ce l’ho di mio”. Inoltre ogni volta che torna a Napoli per le feste natalizie i ragazzini lo scambierebbero per Babbo Natale: “Mi rimproverano perché l’anno prima avevano chiesto il trenino e gli è arrivata la bici…”.