ATTACCO DI LEMONDE ALLA CHIESA DI FRANCIA: “TROPPO LEGGERA SUGLI ABUSI”
Da mesi è aperto in Francia il dibattito sui provvedimenti stringenti presi dalla Chiesa contro i tanti casi di abusi (minori e non solo), specie dopo il Rapporto Sauvé presentato lo scorso anno dal Presidente della CIASE (Commissione Indipendente sugli Abusi sessuali su minori nella Chiesa) presso l’Assemblea plenaria della Chiesa di Francia. Le decisioni prese dalla Chiesa francese assieme all’istituzione di un Tribunale penale interdiocesano speciale per i casi di abusi non sembrano però soddisfare né l’opinione pubblica né alcuni cattolici d’oltralpe: in particolare è un articolo-inchiesta di “LeMonde” a scagliarsi oggi contro la Conferenza Episcopale Francese, retta da Mons. Éric de Moulins-Beaufort, Arcivescovo di Reims.
«La Chiesa ha infatti una propria legislazione interna, nota come diritto canonico, che ha l’autorità di regolare la vita dei suoi membri e di giudicarli se la violano. Sono i tribunali della Chiesa che, parallelamente alla giustizia civile, decidono le misure da adottare per ogni reato, secondo un principio di giusta punizione, individualizzato e adattato a ogni situazione e a ogni caso. Tuttavia, da qualche tempo, molti rimproverano loro, come hanno fatto queste vittime a dicembre, una debolezza nelle sentenze emesse», attacca “LeMonde” citando alcuni casi di vittime di abusi che si dicono delusi dal comportamento della Chiesa per l’eccessiva “leggerezza” nelle pene contro i presunti abusatori o con gli stessi condannati. «È incredibile cosa si debba fare per essere dimessi dallo stato clericale», denuncia Veronique Margron, suora domenicana e teologa di spicco sui temi della violenza sessuale nella Chiesa, «le sanzioni inferiori al licenziamento possono sembrare molto modeste alla luce dei fatti e della sofferenza delle vittime. Soprattutto perché la Chiesa non ha modo di verificare che i sanzionati eseguano effettivamente ciò che è stato loro ordinato. Chi andrà a vedere?».
CAOS FRANCIA, IL CASO TONY ANATRELLA E IL TEMA DELLO “STATO LAICALE”
La Chiesa di Francia viene attaccata su tutta la linea da opinione pubblica, alcune vittime e media “laici” che puntano il dito contro le decisioni troppo “morbide” prese dai vescovi nei confronti dei casi di abusi. Eppure il caso di Tony Anatrella – così come quelli meno recenti di Mons. Santier o il Card. Ricard – sembra suggerire una verità decisamente diversa dalle accuse mosse contro la Chiesa. «Non potrà più esercitare attività correlate alla psicoterapia, né pubblicare opere o partecipare a convegni ed eventi pubblici. Inoltre dovrà rinunciare a confessare e a presiedere celebrazioni pubbliche o concelebrare»: questa la decisione presa dal Dicastero per la dottrina delle fede contro padre Tony Anatrella. Secondo quanto sottolineato dall’arcivescovo di Parigi monsignor Laurent Ulrich, il noto prete psicoterapeuta 82enne (famoso per le sue tesi contro il gender e l’omosessualità nella Chiesa) è accusato di abusi sessuali su persone fragili, tra cui anche un minorenne.
Già nel 2018 Anatrella fu sospeso – come sentenza del processo canonico – dalla pratica pastorale per aver abusato sessualmente di almeno cinque suoi pazienti, tutti giovani adulti: la nota dell’arcidiocesi di Parigi ora però aggiunge, «a seguito di diverse denunce archiviate per prescrizione da parte della giustizia francese, nel 2016» era stata avviata dalla stessa Chiesa parigina «una procedura canonica nei confronti di padre Tony Anatrella. Dopo aver informato le persone all’origine di tali segnalazioni, l’arcidiocesi ha preso la decisione di rendere pubblico l’esito di tale procedura». Sul web e presso anche media come “LeMonde”, la Chiesa francese viene contestata perché già in origine Anatrella sarebbe dovuto essere ridotto allo stato laicale: come spiega però un canonista in Vaticano, contattato dal quotidiano francese, «I reati più gravi, quelli cosiddetti “riservati”, come la violenza sessuale su minori o persone vulnerabili, sono appannaggio di Roma, dove vengono giudicati dal dicastero per la dottrina della fede […] Tutto questo avviene con l’idea del pentimento, cioè la possibilità data all’accusato di chiedere perdono per le sue colpe». Occorre sempre fare di più e meglio, come riferito più volte da Papa Francesco, nella vicinanza e cura per le vittime di abusi: allo stesso tempo, non si può pensare di giudicare senza giuste indagini e giusto processo i presunti colpevoli eliminando la loro funzione sacerdotale “a priori”.