Tanti gli ospiti di stamane a Dedicato, programma di Rai Uno in onda da lunedì a venerdì, fra cui anche il grandissimo e poliedrico Leo Gullotta: “Ho iniziato a 14 anni in una Catania – ricorda l’artista siciliano parlando dei suoi inizi nel mondo dello spettacolo – dopo la guerra, ho 75 anni e 54 di lavoro. A Catania in quegli anni si lavorava col sorriso, ero curioso e sono rimasto un uomo curioso e mi sono ritrovato a curiosare, e da lì ho iniziato quasi subito per una serie di circostanze con il teatro Stabile di Catania, sono rimasto dieci anni”. Sulla sua famiglia: “Mio papà era pasticciere e operaio, mia mamma Santina era una generalessa, io sono l’ultimo di sei figli. Quando sono nato loro erano già maturissimi, sono arrivato con tre papà, tre mamma, è arrivato questo giocattolino dopo la guerra. La mia infanzia? Erano altri tempi, anni ’50, non c’era nulla, c’era la gioiosità di un quartiere popolare, compagnucci con cui non ti interroghi, i bimbi sono sempre puliti mentalmente. Sono cresciuto con loro, ogni tanto non ne ritrovavo più qualcuno ma senza farmi domande. Mio papà operaio portò a Catania il sindacato Cgil, mi parlava di libertà, rispetto, accoglienza, con parole semplici, e io sono cresciuto con questi principi”.
Leo Gullotta ad un certo punto ha sentito il bisogno di lasciare la sua terra d’origine: “Dopo dieci anni sono partito. Secondo me l’attore che fa la mia professione deve essere curioso, se rimani fermo allora meglio che lavori al catasto, devi spaziare e guardare. Sono partito con determinazione, sono un capricorno ‘tedesco’”. Poche le regole fondamentali su cui si basa la vita di Leo Gullotta, a cominciare dallo studio: “Nello studio c’è la conoscenza che è il piacere della vita e ciò che andrete a fare saprete offrire alla vostra vita delle soluzioni di volta in volta, dico sempre che la vita è vostra, amatela”. E ancora: “Io ho sempre diviso il lavoro dalla vita, mai confuse, la discrezione nella vita e lo stare assieme agli altri, non stare chiuso in casa. Incontro il pubblico per strada e mi piace sentire la stima, l’affetto, i ricordi per gli spettacoli fatti, questo è una meraviglia”. Il racconto sulla scoperta del cinema: “Giocavo con degli amici che avevano un tabaccaio, avevano questa terrazza nella zona dove abitavo, ho trascorso infanzia e adolescenza e in quel terrazzo giocavamo a fare il teatrino, con loro ho scoperto il cinema perchè avevano il proiettore”.
LEO GULLOTTA SU PINGITORE, TORNATORE, IL NASTRO D’ARGENTO…
Su Pingitore il film Mi manda Picone e Tornatore: “Con Pingitore ho trascorso una vita una trasmissione storica, era un modo di lavorare duramente, una grande palestra. Nel mio cuore fra i cassetti preferito vi sono quei 25 anni assieme a Pingitore e a tutti gli amici. Il Nastro d’Argento ricevuto con Mi manda Picone di Nanni Loi? Un amico che mi manca tanto. Una sera particolare a Taormina, fu molto emozionante c’era anche la presenza del grande meraviglioso Eduardo. Io ho fatto solo quella scena, c’era il piacere della grande partecipazione, nel dover dare, io forse a volto sono eccessivo. Con Tornatore ho fatto qualsiasi cosa a occhi chiusi, lo considero un poeta della macchina da presa”. Leo Gullotta ha aggiunto: “Sono sempre stato molto pronto alla curiosità, mi interessano i progetti non il ruolo, se è valido hai la possibilità di avere una performance precisa e particolare. il dare è sempre stato molto importante anche nella vita”. Su come è cambiata la vita nel corso di questi suoi 75 anni: “Tutte le età sono state bellissime, incameri conoscenza, saggezza, incontri, se vuoi capire la vita e non vuoi stare chiuso in una camera. A 75 anni cambia, capisci che certe cose è meglio non farle più, cerchi di capire e avvicinarti all’altro con grande rispetto, la vita tutta bisogna rispettarla”. Sui numerosi premi ricevuti: “Io sono convinto che il premio deve restare sulla mensolina, e dall’indomani devi dare di più, senza portartelo dietro e raccontarlo…”.
LEO GULLOTTA: “A GENNAIO TORNO IN TEATRO POI SERIE TV CON FICARRA E PICONE”
Sui progetti futuri: “A gennaio dopo due anni di sospensione riprendo il teatro e una fiction con Ficarra e Picone. sono umanamente speciali e persone che hanno sempre scritto e offerto al pubblico il sorriso attraverso l’indagine sociale”. Leo Gullotta ha parlato anche della tragica situazione Afghanistan: “Dobbiamo cercare di capire e non dire meno ‘male che siamo in Italia’, dobbiamo comprendere e stare vicino a chi soffre, anche come pensiero a chi in questo momento è stravolto a cui toglieranno il futuro e i figli. queste immagini che ho di bambini negli occhi mi commuove e il cuore viene colpito perchè la vita è molto importante, meravigliosa, ma dobbiamo sapere vedere la vita attorno a noi e non attorno a noi. Gino Strada alle donne di Kabul ha fatto tantissimo senza mai pretendere nulla. Offre le sue cure a chi ha avuto bisogno con la sua Emergency”. Infine Leo Gullotta ha concluso: “Cosa c’è in Leo Gullotta del bimbo che giocava? La speranza che non bisogna mai abbandonare e la voglia di guardare ancora di incontrare, di amare”.