Leo Gullotta non si è mai pentito delle sue scelte di vita, anche se l’Italia resta un Paese «di etichette e stereotipi» contro cui «bisogna lottare». L’attore ne parla in un’intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera in cui spiega anche di essere orgoglioso della sua italianità e sicilianità. «Ho sempre vissuto serenamente la mia vita, artistica e personale. Anche la mia omosessualità». Gullotta ha ricordato anche quando in una conferenza stampa gli fu chiesto se fosse gay. «Risposi “Sì!”. Perché non l’avevo mai detto? Nessuno me lo aveva chiesto. La carriera, ciò che uno fa nella vita, ecco cosa conta». E nei suoi anni di lavoro (e passione) ha vissuto tanti panni per divertire e indurre a riflettere anche con l’arma dell’ilarità. Lo ha fatto in particolare negli anni del Bagaglino con idee nuove e pungenti. «Avevamo urlato: “Il re è nudo!” Squarciato un velo su figure che sembravano intoccabili».



LEO GULLOTTA “BAGAGLINO? SERVIREBBE ECCOME”

Forse ci vorrebbe un ritorno del Bagaglino. «Certo, servirebbe, eccome. Ma non è più possibile», ammette Leo Gullotta. Eppure, la satira piace e fa audience. «Bisogna essere grandi professionisti per farla nella maniera giusta. Purtroppo, tutto si è volgarizzato». Quando guarda al mondo dello spettacolo l’attore mostra disillusione. «La politica guarda e osserva il mondo della cultura e dello spettacolo, senza però comprenderne, salvo rare eccezioni, il complesso ingranaggio», dice al Corriere della Sera. Ma la pandemia di coronavirus ci ha fatto capire che bisogna ragionare diversamente. «E che il nostro Paese è in sofferenza per i continui tagli alla cultura, alla scuola. Invece di renderci conto di ciò che l’Italia e il Mediterraneo hanno dato e tuttora rappresentano, la culla della civiltà, sembra si sia dimenticato tutto». Quella del mondo dello spettacolo è una filiera che non comprende solo attori, ma anche chi lavora nel teatro e nel cinema: circa 80mila persone, con altrettante famiglie.

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