Leo Gullotta racconta i suoi 60 anni di carriera
Leo Gullotta non ha bisogno di presentazioni, celebre attore teatrale e cinematografico, a brevissimo festeggerà i suoi 60 anni di carriera, iniziati come spesso accade ai migliori, per caso. L’ha raccontato nella sua autobiografia, “La serietà del comico“, che parte proprio dal Fortino, il quartiere popolare di Catania in cui nacque nel ’46, ultimo di sei figli.
“Papà Carmelo era pasticciere e poi operaio”, la madre casalinga, e Leo Gullotta non si avvicinò al teatro primo del 1960. “Un giorno nei corridoi della mia scuola trovai un manifesto del Centro Universitario Teatrale: bandivano due mesi di corsi per solo dodici allievi”, racconta nella biografia, “non sapevo cosa fosse né di cosa si trattasse, ma ero curioso, notavo questa fila di universitari molto più grandi di me. Mi sono messo in coda” e tutto è iniziato. Nel ’62 la primissima parte, in Mastro Don Gesualdo, dove conobbe Enrico Maria Salerno e Turi Ferro. “Quando mi trovai al bivio, se fare l’insegnante o l’attore”, scrive Leo Gullotta, raccontando di quando decise di frequentare la scuola d’arte e lo disse a suo padre, “mi rispose: ‘Quando tu magari avrai cinquant’anni mi dispiacerebbe che mi ricordassi per averti indirizzato a una scelta lavorativa che non hai amato. Scegli tu, fai quello che più desideri’. Fu una grande lezione”.
Leo Gullotta e l’esclusione dalla Rai
Nei successivi 10 anni, racconta ancora Leo Gullotta nella sua autobiografia, frequentò il teatro stabile di Catania, dove conobbe, tra gli altri Leonardo Sciascia. “Mi ricordo le sue dita gialle perché fumava in continuazione, la sua gentilezza, la sua timidezza”, racconta. Nel 1972 il salto nel vuoto, con il trasferimento a Roma, dove iniziò con il cabaret e con la compagnia del Bagaglino. Nel 1985, poi, su Leo Gullotta si accendono i riflettori del cinema, grazie a Giuseppe Tornatore che lo volle per il film Il Camorista.
La sua carriera da lì fu un continuo crescendo che lo portarono anche a lavorare in Rai, o meglio ad essere escluso dall’emittente perché apertamente omosessuale. Lo dichiarò in un’intervista, “mi domandarono e io, serenamente, risposi”, ma era anche il periodo in cui doveva interpretare padre Pino Pugliesi in una celebre fiction di casa Rai. “Qualche funzionario ebbe forse paura per la propria carriera: ‘Chissà cosa direbbe il Vaticano se scegliamo un omosessuale dichiarato per interpretare padre Puglisi'”, racconta ancora nel suo libro, “fu uno schiaffo tremendo, ma non mi arresi”. Leo Gullotta non ha mai nascosto la sua omosessualità e negli anni 2000 ad uno dei primissimi gay pride in Italia si presentò come “l’unico attore gay italiano“.