Momento di commozione in studio quando Pierluigi Diaco si rivolge a Leo Gullotta parlando di sentimenti: “Leo da 32 anni è legato sentimentalmente ad una persona, così come lo sono io”. L’attore, dichiaratamente omosessuale, mostra la fede al dito:”I diritti sono diritti conquistati, dobbiamo esserne felici. Ti consentono di vivere legalmente in un Paese dove tutto sembra sereno e tranquillo ma in effetti ci mettono di traverso tantissime cose. Io lo vivo con normalità, come dovrebbe essere”. C’è spazio anche per un aneddoto ben più leggero, che riguarda l’ostilità di Leo Gullotta nei confronti del vitel tonnè:”Tanti anni fa, quando iniziai questa professione, si girava in tournée. Eravamo a Milano e non è che avessi chissà quale paga. Vicino al teatro in via Broletto c’era allora una “mensa del ferroviere” e per risparmiare andavo lì. Soltanto che per tutto il mese come secondo piatto facevano solo e soltanto il vitel tonnè. Io da allora, dopo quel mese, di vitel tonnè non ne voglio sentir parlare”. (agg. di Dario D’Angelo)



Leo Gullotta:”Perché non dovrei prepararmi se la gente paga per vedermi?”

Nel raccontare la propria esperienza di giovane che si ritrovò ad essere all’improvviso capofamiglia (“I miei fratelli andarono via, chi per fare il militare, chi per sposarsi, poi mio padre morì”), Leo Gullotta a “Io e te” invita i giovani ad essere curiosi, a non accontentarsi della sufficienza:”Io dico sempre: la vita è vostra, ma conquistatevela! Più studiate, più cose conoscete, più saprete come reagire di fronte alle difficoltà che la vita non mancherà di mettervi di fronte”. Leo Gullotta mette in atto questo insegnamento, essendo un vero e proprio perfezionista:”Se io ho scelto questo lavoro perché non mi dovrei preparare? Se le persone pagano un biglietto, vengono a vedermi, io ho l’obbligo di prepararmi. Io ho sempre avuto il piacere di avere giovani attori e attrici probabilmente migliori di me, perché questo mi ha sempre pungolato a fare meglio. Che so io? Le grandi collaborazioni con Gianni Loi, che mi manca tantissimo per la sua intelligenza, e Nino Manfredi o Ricky Tognazzi…Ho appena finito di girare “Il delitto Mattarella” e sono sempre affascinato nel sapere chi sono, cosa faccio, sono prove…è un mestiere bellissimo il mio perché puoi sempre frequentare personaggi lontani da te, hai la possibilità di viaggiare in altre menti, in altri corpi. I personaggi che appartengono alla realtà mi fanno sentire più utile. La passione civile la dovrebbero avere tutti quanti”. (agg. di Dario D’Angelo)



Leo Gullotta, standing ovation a “Io e te”

Leo Gullotta è l’ospite di oggi di Pierluigi Diaco a “Io e Te”, il programma di Rai Uno in onda dal lunedì al venerdì alle 14. Una vita tra teatro, cinema e tv quella dell’attore siciliano, capace nell’arco della sua carriera di mescolare genere comico e drammatico. Lo studio gli tributa una meritata standing ovation:”La prima cosa che bisogna chiedere ad una persona è “come stai?”. Io fortunatamente sto bene, ho fatto per 54 anni il lavoro che amo. Sono una persona fortunata, questa è una fase bellissima della mia vita”. Si parla poi della passione civile di Gullotta:”Io devo dire grazie ai miei genitori. Mio padre mi spiegava cosa fosse il rispetto: tutto bisogna guadagnarlo. Non ho mai pensato che l’altro è proprietà privata, una persona è una persona e da allora continuo a guardare il mondo con le parole di mio padre”.



Leo Gullotta a “Io e Te”

Nell’intervista con Pierluigi Diaco si racconta un Leo Gullotta che racconta la propria passione civile:”Ricordo una delle frasi dei miei primi lavori a teatro: “Se non si è disposti a lottare, a cosa serve la vita?””. Si torna a parlare della sua famiglia:”Io sono arrivato parecchio tempo dopo le mie sorelle e i miei fratelli, me ne sono rimasti due. E quindi sono stato sempre molto ragazzino, ero il pupetto che arrivava. Ho avuto due papà in più e tre mamme in più (fratelli e sorelle, ndr). Ho perso mio padre a 18 anni, se n’è andato tra le mia braccia. Poco prima avevo fatto un discorsetto con lui, chiedendogli se avessi dovuto continuare a fare l’insegnante d’arte o provare a fare l’attore. Lui mi rispose: “Mi dispiacerebbe moltissimo se tu a 50 anni te la prendessi con me perché fai una professione che non ti è mai piaciuta”. In realtà non lo capii subito ma mi aveva dato una straordinaria lezione responsabilizzandomi, facendo scegliere me”.