Maurizio Leo, vice Ministro dell’Economia, ha parlato in una intervista a Il Messaggero della riforma fiscale voluta dal Governo di Giorgia Meloni. Uno dei principali obiettivi delle modifiche è quello di migliorare il meccanismo di riscossione nel suo complesso. “Vorremmo renderlo più semplice e più accessibile, venendo incontro ai contribuenti onesti che hanno difficoltà finanziarie”, ha affermato.
Il totale di tasse non riscosse infatti ammonta a somme considerevoli. “Nei magazzini del fisco ci sono 1.185 miliardi di tasse non riscosse. È una cifra abnorme, che dobbiamo cercare di smaltire”, ha svelato. È fondamentale fare sì che non si arrivi più a questi livelli. “Io credo che si debba intervenire sul versante della collaborazione e della semplificazione per evitare che si accumuli una ‘montagna’ del genere. Ciò significa partire da un’idea di fisco che interviene ex ante piuttosto che ex post. E questo noi lo stiamo facendo”, ha assicurato.
Leo: “Meccanismo di riscossione del fisco va semplificato”. Il piano
I modi con cui, secondo Maurizio Leo, il sistema della riscossione delle tasse può essere migliorato sono diversi. “Stiamo mettendo a punto provvedimenti come l’adempimento collaborativo, che è uno dei sei provvedimenti già in vigore, ma anche il concordato preventivo biennale, che al momento è all’esame del Parlamento, in attesa di essere definitivamente approvato, entro questo mese, dal consiglio dei ministri”, ha anticipato.
E sugli atti di riscossione: “Uno dei punti centrali è il discarico ovvero la restituzione all’ente impositore, dopo 5 anni, delle cartelle inesigibili da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. A quel punto, l’ente impositore potrà valutare se intraprendere nuove verifiche e rimandare la richiesta di recupero del credito all’Agenzia, integrando ulteriori informazioni utili per l’estinzione del debito. In questo modo, la riscossione potrà concentrarsi maggiormente sui quei crediti che invece sono esigibili. Non solo: ci sarà anche un utilizzo sempre più frequente degli strumenti digitali che abbiamo a disposizione, perché il fisco che vogliamo deve sfruttare al massimo la tecnologia esistente, senza mai diventare invasivo”.