LEO CONFERMA L’INTENTO DI MANTENERE IL BONUS RISTRUTTURAZIONE 2025 AL 50%: ECCO COME

Non è ancora certo perché dipenderà dalle risorse e dal quadro dei conti in arrivo con il Piano Strutturale di Bilancio e la successiva Manovra 2025, eppure il Governo sembra intenzionato a mantenere il bonus ristrutturazione al 50% anche per il prossimo anno, sebbene i conti delle precedenti Finanziarie puntavano ad una discesa graduale del bonus fino al 2028. Lo ha annunciato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, a margine dell’evento economico di Fratelli d’Italia a Milano due giorni fa.



Secondo il MEF infatti è possibile tornare ad un bonus ristrutturazione al 50% anche per il 2025 ma solo sulla prima casa: «senza prendere impegni e compatibilmente con le risorse disponibili, ma non prometto niente». Il tema è caldo visto che dal gennaio 2025 in teoria il bonus sulle ristrutturazioni in Italia sarebbe dovuto scendere al 36% con le detrazioni di fatto spalmate in max 10 anni, mentre dal 2028 il bonus stesso sarebbe dovuto calare fino al 30%. Dopo i conti “choc” del Superbonus edilizio sotto i Governi Conte e Draghi, il Ministro dell’Economia Giorgetti con l’intero Governo Meloni ha puntato a ridurre ampiamente le detrazioni sulle case, per provare a rientrare sulle spese ingenti sostenute (quasi 120 miliardi di euro).



Sul tema delle ristrutturazioni però l’esecutivo prova a mantenere almeno per l’intero prossimo anno il bonus al 50% per lavori sulla prima casa, con un tetto di spesa fisso sui 48mila euro massimo. A differenza delle precedenti gestioni, non vi sarebbe più una cessione del credito (come durante il Superbonus), bensì delle detrazioni fiscali spalmabili in più anni. Va ricordato che fino a dicembre 2024 il bonus ristrutturazione è ancora al 50% ma con tetto di spesa più alto, ovvero 96mila euro: dal prossimo anno, senza interventi dello Stato, il bonus sceso al 36% avrebbe avuto il tetto di spesa a 48mila.



DAL CONCORDATO PREVENTIVO ALLE TASSE SUGLI EXTRAPROFITTI: COSA HA DETTO IL VICEMINISTRO LEO

Resta ovviamente il tema di cosa potrà succede sulle ristrutturazioni delle seconde e terze case, ma per il momento non emerge nulla di nuovo dal MEF e così occorrerà attenere la Manovra per capire se il bonus ristrutturazione 2025 avrà o non avrà riferimenti diretti a tale tematica. Quello che il viceministro Leo ha però aggiunto, facendo ancora riferimento alla prossima finanziaria, è che non vi sarà alcuna proroga per il concordato preventivo, ovvero la possibilità per imprese e autonomi di accordarsi con l’erario per l’aumento previsto del fatturato.

Si paga una tassa piatta incrementale (flat tax) e ci si libera così dai controlli futuri del fisco: è più che altro un tema tecnico che però impedisce tale proroga in quanto risulta legato ai tempi della presentazione in CdM della Manovra e l’approvazione in Parlamento entro fine 2024: «Questo è il motivo per cui quella data (ovvero il 31 ottobre 2024, ndr) purtroppo deve rimanere ferma», ha detto il dirigente di FdI. Da ultimo, il viceministro Leo ha spiegato quanto già il suo titolare Giorgetti aveva sentenziato in tema di extraprofitti e tasse ulteriori: smentendo l’aumento del fisco (e del catasto) per gli italiani e ribadendo gli adeguamenti già previsti dalle precedenti Manovre, il Governo punta a non produrre alcuna extratassa sulle società energetiche, mentre per banche e imprese il ragionamento sugli extraprofitti è in corso. «Dobbiamo trovare una soluzione che sia equilibrata che porti gettito alle casse erariali», ha detto Leo ricordando che la verifica sulle risorse sarà fondamentale per tutti i prossimi capitoli della Manovra. Dalla Lega, il vicesegretario Andrea Crippa insiste però nel considerare una tassa sui profitti extra prodotti dalle banche per il 2025: per il piano dei tassi rialzati della BCE, dal 2023 ad oggi i primi 7 istituti bancari hanno raddoppiato gli utili, raggiungendo quota + 93%. Per questo motivo, chiosa il n.2 della Lega, è giusto che siano le banche a «contribuire per redistribuire la ricchezza» per ridare fiato alle classi meno agiate ma anche per contribuire alla crescita dell’economia.