Il governo non esclude che la ratifica del Mes possa diventare merce di scambio per la riforma del Patto di stabilità. A confermarlo è Maurizio Leo, viceministro dell’Economia, che così ammette chiaramente che l’obiettivo dell’Italia è negoziare regole meno draconiane per il Patto di stabilità in cambio della ratifica del nuovo trattato sul Fondo salva-Stati. «Il dibattito parlamentare dovrà fare luce su un possibile recepimento del Mes. Si discuterà di questo e si vedrà se potrà essere la merce di scambio per la rivisitazione del Patto di stabilità», dichiara Leo al Corriere. Leo aggiunge che bisogna valutare «se alcune materie strategiche, come infrastrutture e Pnrr, possono essere tenute fuori dal meccanismo del rapporto deficit/Pil». Per il vice di Giorgetti si tratta della «vera battaglia su cui dobbiamo confrontarci con l’Unione europea».



Uno scambio tutt’altro che simbolico, in quanto dalla Nadef emergerà comunque un quadro congiunturale 2024 meno favorevole visto che «già rispetto alle previsioni di crescita precedenti, all’1,1-1,2%, la Commissione ha un po’ ridimensionato». Leo, come riportato dal Corriere, solleva un’altra questione, di non secondaria rilevanza, che riguarda il fisco italiano. «Se do più soldi, poi però vengono mangiati dal 23% della prima aliquota Irpef: allora devo aumentare anche la soglia del primo scaglione di reddito, che arriva fino a 15mila euro di reddito, altrimenti quello che gli do in parte me lo riprendo».



DAI COLOSSI DEL WEB AL SUPERBONUS: GLI OBIETTIVI DEL GOVERNO

Un altro nodo riguarda il reperimento di più risorse per finanziare l’abbassamento delle tasse. Maurizio Leo conferma che il prossimo obiettivo sono i colossi del web. «Dobbiamo tassare le multinazionali con la Global minimum tax e dal primo gennaio dovranno pagare le tasse in Italia», le parole di ieri, riportate dal Corriere della Sera. «Questo meccanismo porterà poi alla riduzione dell’aliquota anche per le società, però finalizzata a due cose: agli investimenti in innovazione, da cui deriva la produttività e a creare occupazione», aggiunge il viceministro dell’Economia. Infatti, il ministero ha aperto una consultazione pubblica sul disegno di legge con cui si propone di tassare al 15% le multinazionali che in Italia realizzano almeno 750 milioni di ricavi.



La stima del gettito è di almeno di 3 miliardi di euro, ma l’auspicio è di reperirne molti di più. Le difficoltà della Manovra sono legate anche alla pesante eredità del passato, rappresentata dal Superbonus, che «ha creato un buco di 140 miliardi di euro» assieme agli altri sussidi edilizi «inventati dai vari governi di Giuseppe Conte che li ha usati per fare gratuitamente campagna elettorale», aveva dichiarato la premier Giorgia Meloni, secondo cui «li ha pagati qualsiasi italiano, per 2.000 euro, anche chi non ha una casa, chi prendeva il reddito di cittadinanza, perfino i neonati».