Leon Faun si è affermato in poco tempo tra gli artisti della nuova scena hip hop italiana grazie al suo variegato mondo e alle storie che canta in cui si intrecciano mitologia greca e fantasy. A fine 2020 ha pubblicato il singolo “Occhi lucidi”, diventato virale in poche ore per le sue caratteristiche musicali, complice l’originalità del videoclip che, ad oggi, conta oltre 4 milioni di views su Youtube. Da pochi giorni è uscita invece “Camelot”, canzone che anticipa l’arrivo dell’album d’esordio di Leon, che si intitolerà “C’era una volta” e da venerdì 25 giugno sarà disponibile ovunque.



Nonostante la sua giovane età, Leon de la Vallée (vero nome dell’artista) vanta già collaborazioni di un certo livello, come con tha Supreme e Izi, ed il supporto di Caparezza a sottolineare la grande forza narrativa che lo contraddistingue. In vista della pubblicazione del suo primo disco, Leon Faun è stato intervistato da Rockol a cui ha rivelato le sue emozioni: “Per me è una prova di maturità. Mi metto a nudo, con il mio stile, giocando anche con la fantasia e le immagini, ma sempre raccontando il reale e non più utilizzando metafore”.



“C’era una volta” è l’album d’esordio di Leon Faun

Lontano dalla classica figura del rapper che canta di droga e lusso, Leon richiama un contesto favolistico nei suoi pezzi e nei video. E’ così anche per “C’era una volta” (in uscita il 25 giugno), come suggerisce già il titolo, l’artista non ha voluto abbandonare quello che è stato il fulcro delle sue prime canzoni. Ma a prescindere da questo, non vuole focalizzarsi solo su quell’aspetto e a Rockol ha detto: “Io non sono l’Harry Potter del rap, non ripudio i miei primi pezzi, ma in questo primo disco non costruisco un mondo immaginario, parlo di me, delle mie storie”.



Così Leon Faun ha spiegato di non voler essere solo quello dei racconti che sanno tanto di favola, “sono strafelice di aver fatto breccia con storie fantasy messe in musica” ma c’è altro su cui vuole che le persone si soffermino quando lo ascoltano. C’è un lato più intimo: “Nel disco in certi frangenti emerge anche un racconto cupo della mia persona, che in questo momento mi sta più a cuore”. E allora, con la produzione curata da Duffy (insieme fanno artisticamente coppia fissa), ha creato un lavoro con cui cercherà di allontanarsi da quel personaggio in cui altrimenti rischia di rimanere inglobato.

Leon Faun: “Non mi appartiene cantare di droga e strada”

Il giovane artista romano, classe 2001, ha ottimi rapporti con quasi tutta la scena rap italiana, che lo apprezza proprio per questa ventata di novità che ha portato e per il coraggio dimostrato nel fare, bene, qualcosa di totalmente diverso dagli altri. Ad arricchire il suo progetto discografico di debutto saranno i featuring presenti con Madame, Ernia e Dani Faiv. Con quest’ultimo, Leon Faun ha rivisitato il brano “La follia non ha età”, in cui prende le distanze dal cliché della trap perché “mi sentirei davvero fuori luogo a parlare di droga e strada nei miei testi, sono mondi che non mi appartengono”.

Sono dunque altri i temi che sentiremo nel rap di “C’era una volta”. Stando alle sue parole dette a Rockol, scopriremo frammenti più profondi e personali, emozioni come la solitudine: “Da piccolo, avendo altri interessi rispetto ai miei coetanei, ho passato tanto tempo da solo. Questo mi ha permesso di sviluppare una grande fantasia”. Fra rap, Beatles e Jimi Hendrix come primi ascolti, la vita di Leon oggi è incentrata sull’arte in generale: il primo luglio debutterà anche come protagonista nel film “La terra dei figli” al fianco di Valeria Golino e Valerio Mastandrea.