Leonardo Badalamenti, il figlio del boss mafioso Tano, arrestato nell’agosto dello scorso anno per una condanna per stupefacenti maturata all’estero, è stato scarcerato. Lo rende noto il quotidiano Corriere della Sera nella sua edizione online annunciando la decisione dei giudici della seconda sezione della Corte d’Appello di Palermo. Questi ultimi avrebbero condiviso la posizione dei legali del 61enne figlio del boss di mafia respingendo l’estradizione in Brasile. Il timore dei giudici è che qui possano esserci condizioni in carcere crudeli e disumane. Badalamenti jr, a quanto pare, avrebbe già lasciato il carcere Pagliarelli nel quale era detenuto dal 4 agosto scorso.



Leonardo Badalamenti, figlio del mandante del delitto di Peppino Impastato, fu arrestato in Italia mentre tentava di prendere possesso di un casolare precedentemente sequestrato e poi restituito dalla Corte d’Assise di Palermo. Nel nostro Paese il figlio del boss non ha mai collezionato alcuna condanna ma su di lui pendeva una richiesta di estradizione per una pena di 5 anni e dieci mesi per traffico di sostanza stupefacente emessa dal Tribunale di San Paolo.



LEONARDO, FIGLIO DEL BOSS BADALAMENTI SCARCERATO: NON SARÀ ESTRADATO

I giudici dell’Appello di Palermo, nel decidere sulle sorti di Badalamenti jr hanno scritto, come riferisce Corriere della Sera: “Non è qui richiesto, ne ritenuto opportuno riportare le prove e le scansioni procedurali che hanno giustificato la condanna definitiva del Badalamenti”. A loro detta, “Nell’impossibilità di accertare che Badalamenti non sarà sottoposto a `maltrattamenti, torture e trattamenti crudeli, disumani e degradanti´ e, anzi, nella ragionevole convinzione che tali condizioni in concreto si verificheranno, la richiesta di estradizione a parere di questa Corte deve essere rigettata”. Era il 4 agosto scorso quando il figlio di Tano Badalamenti fu arrestato dalla Dia. Nel corso del processo il sostituto procuratore si era detto favorevole alla sua estradizione in Brasile a differenza dei suoi difensori, gli avvocati Baldassare Lauria e Nino Ganci, che invece avevano chiesto degli accertamenti istituzionali sulle condizioni carcerarie a San Paolo. La Corte è entrata in possesso dei report di Amnesty International e l’Unhcr ed ha anche acquisito documenti inviati dall’Ambasciata del Brasile evidenziando condizioni di detenzione non adeguate.

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