Con una decisione che è destinata a destare non poche opposizioni, la Camera Federale di Cassazione dell’Argentina ha disposto la scarcerazione dell’ex esponente delle Brigate Rosse di Genova Leonardo Bertulazzi arrestato pochi mesi fa e posto – in attesa del lungo processo di estradizione verso l’Italia – agli arresti domiciliari con ovvia opposizione da parte dei suoi legali: dopo due gradi di giudizio che avevano riconosciuto le gravi colpe di Leonardo Bertulazzi, ci ha pensato la Cassazione a stravolgere completamente il quadro appellandosi – e a breve lo vedremo nel dettaglio – a quello che possiamo considerare a tutti gli effetti un semplice cavillo legale.



Facendo prima un paio di passi indietro, è importante ricordare che Leonardo Bertulazzi è stato a lungo un esponente della colonna genovese delle Brigate Rosse prendendo parte – tra gli altri mai scoperti – al lungo sequestro dell’armatore Pietro Costa tenuto segregato dai brigatisti per 81 giorni fino al pagamento di un riscatto dal valore di un miliardo e mezzo di lire; soldi che  – qualche tempo dopo – vennero in parte utilizzati per acquistare lo stabile in via Montalicini 8 a Roma dove venne tenuto durante la sua prigionia lo statista Aldo Moro.



Leonardo Bertulazzi – poi – nel 1980 venne arrestato dopo una sparatoria con la polizia ma risucì a fuggire dal carcere iniziando la sua lunga latitanza durata 44 anni: dopo alcune tappe in giro per il mondo – tra Grecia, Portogallo ed El Salvadore – l’ex BR arrivò in Argentina riuscendo a farsi riconoscere lo status di rifugiato politico ai sensi della legge argentina che nega l’estrazione dei criminali esteri condannati in contumacia; ricostruendosi di fatto una vita sotto gli occhi sempre attenti delle autorità italiane e di quelle argentine.

La Cassazione dell’Argentina: “L’arresto di Leonardo Berulazzi è stato un illecito”

Così Leonardo Berulazzi ha trascorso gli ultimi 44 anni in completa pace, fino a quando lo scorso agosto il presidente Milei ha firmato personalmente la revoca dello status di rifugiato per l’ex BR facendone immediatamente scattare l’arresto: posto ai domiciliari si è appellato alla sentenza con i primi due gradi di giudizio argentini che hanno egualmente riconosciuto l’alto pericolo di fuga dell’eterno latitante sottolineando che non si poteva “ignorare la richiesta di detenzione ai fini di estradizione”; ma è stata la Cassazione a mettere un definitivo punto fermo all’arresto, disponendone la scarcerazione.



Nella sentenza di liberazione di Leonardo Bertulazzi la Corte – infatti – avrebbe criticato “l’arbitrarietà” delle prime due sentenze, sottolineando in particolare che la revoca dello status di rifugiato “non si può considerare definitiva” dato che al contempo è stata impugnata in un altro tribunale, sottintendendo – insomma – che il suo arresto sarebbe stato un vero e proprio illecito amministrativo; il tutto negando anche l’ipotesi dei una possibile fuga dato che l’ex BR attualmente “vive con la moglie da oltre vent’anni nella stessa casa di cui è proprietario”.