Leonardo D’Agostini e Valerio Mastandrea sono i due vincitori dei Nastri d’argento 2019 nella categoria Migliore regista esordiente. La premiazione, avvenuta lo scorso 29 giugno a Taormina, ha fatto registrare un ex aequo: sia D’Agostini che Mastandrea hanno trionfato con Il campione e Ride, le loro “opere prime” per quanto riguarda la regia cinematografica. Con Il campione, D’Agostini ha racimolato due premi (il primo come Miglior esordiente, l’altro per la sceneggiatura). La cerimonia di consegna dei Nastri d’argento andrà in onda lunedì 8 luglio in seconda serata su Rai 1. A condurre la serata, l’attrice Anna Ferzetti, candidata anche per il film Domani è un altro giorno.



Chi è Leonardo D’Agostini

Leonardo D’Agostini è il regista de Il campione, la storia d’amore e di passione (per il calcio) che ha raccontato prendendo spunto dalla realtà. Il goleador “capriccioso e viziato” interpretato da Andrea Carpenzano è un personaggio piuttosto realistico. Il segreto del successo è proprio questo: crederci per primi. “Io sono un tifoso, quindi fare il mio primo film a Trigoria è stato come realizzare un doppio sogno”, ha spiegato D’Agostini a Cineuropa. “Lì c’è la storia di una squadra di calcio di serie A importante, seguita da milioni persone, questo rende il racconto più vero e interessante. La Società, dopo aver letto la sceneggiatura, ha aderito al progetto e ci ha spalancato le porte di casa. Poi c’è stata la benedizione di Francesco Totti. L’ex capitano della Roma ha visto il film, vi ha riconosciuto tante cose e ne ha colto in pieno lo spirito: da padre, vorrebbe tornare a vederlo con suo figlio”. Importante anche il ruolo di Stefano Accorsi, qui nei panni del professore-mentore, che ha apportato un maggior valore al prodotto.



Chi è Valerio Mastandrea

Anche Valerio Mastandrea è soddisfatto del risultato. In Ride ha approfondito un tema non proprio facile, quello delle morti sul lavoro, riuscendo comunque a trovare una quadra tra leggerezza e racconto impegnato. Ad Artwave racconta com’è stata la sua esperienza dietro la macchina da presa: si è riscoperto “uno come tanti al primo film, credo”: “Appassionato, ossessionato, anche puntiglioso, rompiscatole sicuramente. Proprio perché ho sempre fatto l’attore in maniera abbastanza atipica, trovarsi dall’altra parte e dover allenare un attore è difficile. Tu vorresti che facesse quello che fai te, però imparerò anche a trovare delle vie di mezzo. Anche perché da attore ti dico che i registi che hanno provato a guidarmi così io li ho sempre detestati. Ci sono registi che pensano che venga prima il film di ogni altra cosa, io no. Io sono fatto in tutt’altro modo, preferisco fare un’esperienza di un certo tipo e non sacrificare i rapporti umani, le persone”.

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